recensioni dischi
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U2  "Boy"
   (1980 )

Quando questo disco, l'esordio della band dublinese, arrivò nei negozi, Bono e compagni suonavano insieme da 4 anni. Non un'enormità di tempo, certo, ma comunque nemmeno poco, soprattutto in quel periodo, a cavallo tra gli anni '70 e '80, nel quale era prassi che una band appena un po' promettente venisse gettata in sala d'incisione dopo pochi mesi. Questo fattore, apparentemente di poca importanza, è invece fondamentale per analizzare "Boy": al quale, appunto, i 4 U2 giunsero dopo aver provato e riprovato i brani, in cantina e pure dal vivo. Nel 1978, quindi un paio d'anni dopo la formazione del gruppo (inizialmente chiamato Feedback, poi The Hype, e finalmente U2), i futuri idoli degli stadi di tutto il mondo vinsero un concorso musicale a Limerick, aggiudicandosi la possibilità di registrare un demo con la famosa casa discografica CBS, che confluì nel loro primo ep, il celebre ''U2 Three'', contenente ''Out of Control'', ''Boy-Girl'' e ''Stories for Boys''. Ma il neoproduttore della band, il fondamentale Paul McGuinness (rimasto manager del gruppo fino a ''Song of Innocence''), azzardò una mossa che all'epoca sarebbe tranquillamente potuta essere etichettata come una pazzia: ovvero l'abbandono della CBS. Ricordiamo che, all'epoca, nonostante le ottime vendite di ''U2 Three'', Bono e compagni erano celebri praticamente solo a Dublino: e, di contro, la CBS era la casa discografica di gente come Bob Dylan, Bruce Springsteen, Pink Floyd ed AC/DC. La storia, come si sa, diede pienamente ragione a McGuinness, che scartò la CBS per aderire alla Island Records, di certo un'etichetta giovane ed emergente, ma che sino ad allora era famosa quasi solo per il reggae, quindi nulla a che fare con la musica degli U2. Ecco quindi che il 20 ottobre 1980 esce questo disco, registrato durante l'estate nei Windmill Lane Studios di Dublino, e portato in tour in tutto il mondo, States compresi, anche se nel paese a stelle e strisce l'album dovette uscire con una copertina diversa (ovvero con i volti dei quattro membri della band) per scacciare le accuse di allusione alla pedofilia che la cover originale aveva provocato nel continente americano. Evento, questo, preso molto male, all'epoca, dai quattro ragazzi, che avevano scritto il disco incentrandolo sul delicato argomento della transizione dall'adolescenza all'età adulta, proprio per la centralità che questa fase doveva avere secondo loro che, in effetti, questa fase l'avevano appena attraversata. Il disco doveva essere inizialmente prodotto da Martin Hannett, uno dei principali specialisti della scena musicale britannica dei tardi Anni Settanta, grazie soprattutto alla sua produzione dei Joy Division: il tragico suicidio di Ian Curtis il 18 maggio 1980 sconvolse profondamente Hannett, tanto che richiese una sospensione di tutte le sue attività musicali. Fu solo a quel punto che venne ingaggiato Steve Lillywhite, e in effetti questa decisione non apparve da subito come centrata e positiva: il primo singolo ''A Day Without Me'', uscito nell'agosto 1980, vendette pochissimo, mancando pure l'obiettivo, ritenuto minimo, dell'ingresso nella Official Singles Chart. La band però tenne duro su Lillywhite, anche quando l'Island cominciò a non digerire con facilità le tecniche di incisione utilizzate per il disco, del tutto innovative all'epoca, come il metodo con il quale le basi, una volta registrate, furono fatte girare più veloci in fase di sovraincisione della voce. Una pazzia, o quantomeno uno spreco di denato, secondo l'etichetta. Ora possono far sorridere queste polemiche, alla luce degli oltre 170 milioni di dischi venduti dagli U2, ma occorre ricordarsi che all'epoca si trattava praticamente di esordienti: di valore, certo, futuribili, ma come tanti altri, che nel tempo ottennero ben meno fortuna. E le canzoni? Beh, in questo disco c'era ''I Will Follow'' (traccia d'apertura e, in seguito, unico brano della band irlandese ad essere sempre stato eseguito, in ogni tour), appassionata descrizione dell'amore incondizionato che una madre ha per i suoi figli; c'era ''A Day Without Me'', amara riflessione sul suicidio del cantante dei Joy Division Ian Curtis (uno dei maggiori ispiratori di Bono); c'era il trittico ''Stories for Boys'', ''Out of Control'' e ''Twilight'', che la band aveva già lungamente suonato e ''sistemato'' dal vivo; c'era ''The Ocean'', 1 minuto e 34 secondi di poesia incentrata su ''Il ritratto di Dorian Gray'' di Oscar Wilde, dove l'oceano è il mondo davanti agli occhi di un ragazzo che intende fermamente cambiare l'intera umanità; c'era soprattutto lo ''strano'' esperimento ''An Cat Dubh / Into the Heart'', in tutto e per tutto due distinti brani radunati in uno solo, sia sul disco che nelle susseguenti esibizioni live. ''An Cat Dubh'' significa ''Il gatto nero'' in gaelico, ed è in effetti una visione tutt'altro che romantica dell'amore: Bono la scrisse dopo aver notato lo strano comportamento di un gatto che, dopo aver ucciso un uccellino, e dopo avere successivamente giocato con il suo cadavere, ci si era adagiato vicino, dormendo quasi abbracciandolo. Questo surreale comportamento era, secondo la personale interpretazione di Bono, paragonabile a quello di molti amanti che, dopo aver ''ucciso'' il proprio amato, abbandonandolo, si ritrovano a ''giocare'' con il suo ricordo, rimpiangendo il tempo che fu. ''Into the Heart'' è invece un brano assolutamente centrale, come tematica, nell'economia del disco: parla della fanciullezza che diviene adolescenza, portando in dote anche la perdita dell'iniziale innocenza, argomento sublimato qualche anno più tardi dal capolavoro ''Misplaced childhood'' dei colleghi Marillion. Infine, ''Boy'' è anche, e soprattutto, l'album di ''The Electric Co.'', duro e al tempo stesso poetico brano su un comune amico della band che, dopo aver tentato il suicidio, venne sottoposto a diverse sedute di elettrochoc, pratica all'epoca purtroppo abbastanza abituale: ''Electric co.'' è infatti l'abbreviazione per ''electric convulsion therapy'', appunto l'elettrochoc. Tanti argomenti importanti, tante note passate alla storia, tanti mondi che ancor oggi, dopo diversi decenni, fanno ugualmente sognare intere generazioni. Un'autentica magia, questa. Una magia firmata U2. (Andrea Rossi)