recensioni dischi
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DI NOI STESSI E ALTRI MONDI  "Equorea"
   (2018 )

Ci vogliono coraggio, passione e un filo di sana incoscienza per fare quello che hanno fatto i Di Noi Stessi E Altri Mondi, quartetto bresciano che ad un anno dall’omonimo ep d’esordio pubblica per Dischi Del Minollo le cinque tracce di “Equorea”, lavoro impreziosito dalla produzione artistica di Davide Lasala (Giorgieness).
Certo, la scelta stilistica è quella: impossibile – lo sanno bene - affrancarsi dall’ombra lunghissima, ingombrante e scomoda dei Massimo Volume, e nemmeno a farlo apposta il timbro vocale di Marco Guerini è in alcuni frangenti (“Nuvole”, primo singolo estratto) molto simile a quello di Mimì.
Ma poco importa, perché ci mettono anima e fiducia, offrendo tutto quanto di peculiare hanno da dare: le trame disegnate sono splendide nel ricamare quella sottile melanconia che ne veicola abilmente il messaggio; i testi procedono per immagini più che per narrazione, suggeriscono più che raccontare affidandosi a flash evocativi (“Venere Dei Treni”), rimanendo quasi nascosti fra le maglie di una scrittura di vibrante delicatezza (“Neruda”) che si concede il solo sfogo del crescendo finale nella conclusiva “Cieli Grigi”, restando altrove attendista, sorniona, guardinga.
Sfumature impercettibili li separano da quel modello: inezie da addetti ai lavori, ma pur sempre indizi che connotano il tentativo di impiegare un linguaggio già noto per offrire sprazzi di sé in una propria personale versione.
Piace la loro corsa dritta contro il muro del già sentito, a testa bassa, incuranti di ciò che era e ciò che è stato. Avevano una casa e un letto di fiori e ci hanno rinunciato, consapevoli.
Ci vuole un bel fegato, ma bravi comunque. (Manuel Maverna)