recensioni dischi
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THE BACKLASH  "Mindtrap"
   (2018 )

Da Milano arriva il secondo lavoro dei Backlash, intitolato “Mindtrap”. La miscela tra britpop à la Oasis e l’alt rock con richiami agli Arctic Monkeys, condita da un approccio psichedelico sui generis, produce un sound caratterizzato da chitarre cariche di eco, come provenissero da lontano. L’abrasività e la tipica aggressività del suono distorto, che dal vivo devono essere potenti, in fase di mix vengono parzialmente sacrificate, in favore di una maggiore profondità di campo. Parlando in termini geometrici, è musica più concava che convessa; invece di essere dura e tagliente, nonostante il timbro rock risulta morbida ed avvolgente, calda come un pub di Manchester. Tali caratteristiche, che rimandano allo shoegaze, si avvertono distintamente in brani come “Bounds”, “Third generation anthem” e anche negli episodi più ruvidi come “Another time”. Efficace la scelta di anteporre a quest’energico brano “Dreams in a cage”, che termina con dei soffici feedback di chitarra che, non dando alcun preavviso, valorizzano il successivo schiaffo. Altro elemento classicamente britannico è l’utilizzo del cimbalo a mano, nel primo refrain di “Mindtrap” e in quello di “Behind a locked door”, così come la scelta di ospitare una tromba nell’arrangiamento di “Knock it back”. Nel complesso, per certi versi sembra di ascoltare lo stesso pezzo durante tutto l’album, ma non è per forza un male; è segno di una certa coerenza verso il proprio incrocio di stili di riferimento. Un sound cupo, chiuso, per delle tonalità invece quasi sempre maggiori e avvincenti, che letteralmente traduce in musica il significato del nome della band, che significa “contraccolpo”. Una sorta di reazione positiva ad una grigia malinconia, rappresentata nel momento della sua contrapposizione. (Gilberto Ongaro)