recensioni dischi
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SNAP  "World power"
   (1990 )

Germania. Primi mesi del 1990, con il mondo pop ormai in subbuglio per l’arrivo della house, dell’acid, e per tante granaglie che di musicale avevano forse poco. La moda iniziò a creare band dove c’erano voci maschili e femminili con ballerini accanto, roba che a dire il vero si era già vista nei ‘70s (Boney M, o i cloni Passengers, o Milk and Coffee) o, senza ballerini, con Albano e consorte. Qui la stessa cosa: un orsuto rapper, tal Turbo B, “the lyrical Jessie James”, una corista, tal Penny Ford, e una ballerina che ci playbeccava sopra, tal Jackie Harris, probabilmente un po’ più sexy di chi ci metteva la voce. Problema di quegli anni era quello di un genere da discoteca che si era andato via via radicalizzando, per cui era difficile che le stesse cose che venivano ballate andassero anche in radio, o venissero comprate. Tradotto: la Deejay Parade, bibbia delle canzoni “riempipista”, poteva avere titoli assolutamente arcani per chi non si era mai addentrato nei meandri di una disco. Poi a volte capitavano casi in cui un qualche prodotto, vattelappesca i motivi, superasse ogni barriera e venisse ascoltato, comprato, sudato. Fu il caso di questi Snap, che con il grido “Avgatzepauer!!!” fecero saltare il banco. Con un curioso video, dove Turbo B proclamava da un palco le sue idee, e dove ballerini davano quasi dimostrazioni di house dancing (praticamente un continuo sbattere i piedi per terra, a metà tra l’omino del Tetris e il pigia pigia nei giganteschi tini al tempo di vendemmia), “The power” fu il successo dance dell’estate 1990, trascinandosi dietro svariati singoli che tennero sempre in piedi, anche nei mesi successivi, l’album. Che fu, caso non frequente, anche buon successo di vendita: “Ooops up”, “Mary had a little boy” e “Cult of snap”, più famosa con il grido iniziale zumbaea zumbaea (sic) portarono molti dancettari a sudare da ogni ghiandola. (Enrico Faggiano)