recensioni dischi
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JOHN FRUSCIANTE  "To record only water for ten days"
   (2001 )

Se i due dischi composti nel periodo buio di Frusciante erano folli visioni, a volte evocatrici a volte opprimenti, il terzo disco del buon chitarrista si rivela essere la calma dopo la tempesta. Le canzoni si fanno più complete, più progettate e quindi più godibili, ma a mio parere leggermente meno coinvolgenti. “To Record Only Water For Ten Days” è un buon album di pop rock, impreziosito dalla particolare vena meditativa ed intimistica di John e dall’originale utilizzo del synth. È musica di certo più convenzionale, ma resta un lavoro ispirato. Si inizia alla grande: “Going Inside” è un brano pregevole; la chitarra stridente ed ispirata si fonde con il ricco muro di suoni e la voce cavernosa per dare vita ad un qualcosa di coinvolgente, di subliminale e poderoso. In “Someone’s” troviamo una ricerca più assidua dell’armonia vocale ed un discreto lavoro ritmico, vagamente ispirato all’elettronica. “The First Season” richiama alla mente le ballate folli del passato, anche se non ha niente da spartire con queste; troviamo infatti Frusciante più attento all’equilibrio delle composizioni che alla loro forza. Questo brano si fa notare per il magnifico crescendo di tensione centrale, dipinto dalla chitarra acustica, dagli effetti sonori e dall’atmosfera ombrosa. “Wind Up Space” è una splendido canto solitario; sembra di poter sentire il vento che scuote le fronde degli alberi. Ottima. Troviamo poi brani di buon rock come “Away & Anywhere” ed altri venati di elettronica come “Remain”; melodie deliziose e ritmica potente in “Fallout” ed atmosfere avvolgenti e soffuse in “With No One”. Il lavoro ha una buona continuità, difficile trovare canzoni banali. Il chitarrista si dimostra attento a non scadere mai nell’ovvio, mantenendo però un appeal molto più accessibile rispetto al passato. È così che nascono dolci strumentali come “Ramparts” e “Murderers”; Frusciante sa dove andare a parare, sa i suoi punti di forza e li sfrutta in modo adeguato, creando sempre riff ammiccanti e riusciti. “Invisible Movement” e “Representing” non sfuggono a questa regola; sempre perfettamente in equilibrio tra ritmiche elettroniche e la particolare melodia vaporosa del chitarrista. Nel finale troviamo le intense “In Rime”, che quasi ci riporta nel passato, “Saturation”, delicata nenia sintetica, e “Moments Have You”, forse la più brillante ballata del disco che accompagna parole incerte; una sorta di punto di incontro tra passato, presente e futuro. “Cuz inside actions there's no time / I hear you inside a space / An instant is forever now / A future fluctuates “. “To Record Only Water For Ten Days” è un buon lavoro; Frusciante, ritrovata la serenità, dà libero sfogo alla sua creatività creando uno squisito intreccio tra melodie intime e rock policromatico, fortemente colorato di elettronica e pervaso da un inconfondibile senso di rinascita. (Fabio Busi)