recensioni dischi
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PILEDRIVER  "Rockwall"
   (2018 )

A due anni dalla loro ultima fatica discografica, sono tornati i Piledriver, ex tribute band degli Status Quo. “Rockwall” è il quarto album dei tedeschi: tredici brani per quasi un’ora di (hard) rock classico, a testimonianza del fatto che, finalmente, i Piledriver sembrano aver trovato una strada propria. Capitanati dall’ex Accept Stefan Kaufmann, la band ha messo in fila una serie di inni al rock, scegliendo di recuperare suoni vintage ma non troppo, senza concedere eccessive variazioni sul tema, ma spingendo solo in un’unica precisa direzione. “Rockwall”, peraltro titolo indovinato per un album di questo tipo, si presenta con due pezzi da stadio come “Stomp” e “One For The Rock”, da braccia in alto e headbanging, pezzi che omaggiano spudoratamente i grandi del passato, imperniati su riff possenti e cori adesivi. Anche la titletrack segue il medesimo schema, seppur con qualche variazione strumentale in più, ma “Rockwall” presenta anche qualche momento più ragionato come “Farewell” o l’acustica “For Freedom And Friends”, prima di tornare a incresparsi violentemente con “Draw The Line”. I pezzi che spiccano, per forza di cose, sono quelli che abbandonano un po’ le classiche strutture ripetute ossessivamente nell’album (“Julia”, ad esempio) e seguono strade meno battute. “Rockwall” è un lavoro tecnicamente impeccabile ma che va un po' in affanno, specialmente nel finale, a causa della sua ridondanza e dell’eccessiva somiglianza che c’è fra i brani stipati in apertura e in chiusura. (Piergiuseppe Lippolis)