recensioni dischi
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TITTI SMERIGLIO  "Non so dirti no"
   (2018 )

Confesso di essermi perdutamente imbambolato già a tre quarti della prima traccia: è l’esuberante brillantezza di “Ti mentirò” ad aprire “Non so dirti no”, debutto lungo di Titti Smeriglio, deliziosa cantautrice siciliana che a partire dal 2012 (esordio con l’ep “Canzonette d’amore”) si dedica allo sviluppo in proprio di un raffinato e ben delineato progetto artistico.
Al crocevia tra divertissement e revival colorito di un tempo che fu, con l’apporto determinante di collaboratori di spicco (Santi Pulvirenti, Clemente Ferrari ed il compianto Gianluca Vaccaro tra gli altri) e non senza una compiaciuta stravaganza, la voce squillante e stentorea di Titti veleggia lieve tra sonorità d’antan ricreate e replicate grazie ad uno strabiliante lavoro di produzione ed all’impiego di una strumentazione adatta allo scopo: è il leitmotiv delineato da questi undici passi in un altrove irreale che sa di 50’s e 60’s, undici canzoni d’amore tra Mina e Caterina Caselli elaborate con una cura maniacale per i dettagli, un sapiente destreggiarsi fra ritmi e melodie che necessariamente riecheggiano con prepotenza gradevoli atmosfere desuete.
Dal ballabile slow di “Se tu” al calypso di “Piangi”, passando per reggae (“Che pericolo sei”) e tentazioni da piano bar (“Aspettando te”), “Non so dirti no” è intrattenimento appassionato che conserva intatta una malìa lontana, sublimata nel finale trasognato di “Mi manco”, forse insieme alla dance anni Settanta de “L’amore bipolare non fa star tanto bene” l’episodio più personale, il più distante dal quel mondo retrò in cui Titti si cala e si immedesima.
Il tratto più sorprendente di questa singolare autrice è il suo scrivere esattamente come se fossimo tutti – narratrice inclusa - laddove ci vuole porre: noi un pubblico degli anni Sessanta, lei una cantante degli anni Sessanta a proporci canzoni modellate su un linguaggio perfetto per gli anni Sessanta, semplice e dritto a quel cuore/amore che nel suo romantico eden anacronistico non stona mai. (Manuel Maverna)