recensioni dischi
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THE WHIP HAND  "Sometimes, we are"
   (2018 )

A cinque anni di distanza dal loro debutto assoluto, e a quattro dal loro primo full length, sono tornati i tranesi Whip Hand con un album intitolato “Sometimes, We Are”, nel quale trovano forma compiuta gli importanti cambiamenti stilistici già suggeriti dall’EP “Still Life” del 2015. “Sometimes, We Are” prende una piega decisamente più dream pop rispetto al passato, anche grazie all’introduzione della seconda chitarra e ad un cantato che assume tinte più malinconiche, come mai in passato. Lo si percepisce già in “Lay Down”, che si apre fra atmosfere rarefatte e un fluire comunque incalzante. Quando sembra rallentare, il pezzo s’increspa in un breve acuto più vicino allo shoegaze, prima di spegnersi lentamente. Pur insistendo quasi sempre su alcune idee forti, i Whip Hand non danno mai l’impressione di essere ridondanti e il disco scorre fluido, regalando qualche passaggio particolarmente brillante come “The One Who’s Taking Care Of The Past”, schiacciato fra lo shoegaze dei momenti più tesi e lineari e anche qualche accenno di psichedelia nella fase iniziale, il miele di “Summer Day” e i muri sonori di “Compromises”, la parentesi più puramente shoegaze di tutto il disco, ma, in generale, non ci sono brani che non siano a fuoco. La scelta dei pugliesi di cambiare rotta senza comunque stravolgere il proprio sound ha pagato e ha dato i suoi primi frutti, in attesa di future conferme. (Piergiuseppe Lippolis)