recensioni dischi
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FOFOULAH  "Daega rek"
   (2018 )

I Fofoulah sono un quintetto afro-dub di stanza a Londra e, al tramonto del 2018, sono tornati con “Daega Rek”, un album (uscito per la Glitterbeat Records) che si spinge ben oltre l’etichetta che viene utilizzata dai più per descriverne un sound complesso e ibrido. In “Daega Rek”, effettivamente, convergono influenze e sonorità parecchio diverse fra loro: ci sono tracce di hip hop astratto e a tratti strumentale, atmosfere etniche, un’elettronica fitta che strizza l’occhio alla trance più sporca, ma anche deliziosi guizzi jazz, glitch e un cantato in wolof che a tratti si fa spoken. I Fofoulah hanno osato di più rispetto a quattro anni fa, quando debuttarono raccogliendo i primi consensi: la band oggi sembra già matura, ha sviluppato una proposta ancor più autentica e l’ha sviscerata all’interno di un album magnetico, che scorre fluido e conosce alcuni momenti particolarmente brillanti nei suoi quaranta minuti di durata. “Daega Rek” esplode con l’ipnotico e ossessivo incedere elettronico di “Seye”, con il jazz liquido della titletrack e le astrazioni hip hop di “Kinicki”, ma anche i passaggi meno immediati (“Chebou Jane”) hanno soltanto bisogno di qualche ascolto per crescere. Il disco resta sospeso, per tutta la sua durata, fra trance, velleità psichedeliche (“Kaddy”) e un gusto per le sperimentazioni più ricercate e per i cambi di forma e ritmo (“Pulo”): la sua ricercatezza, la sua complessità e la sua ricchezza lo rendono estremamente affascinante e godibile, certamente una delle uscite più belle e ambiziose di questo autunno. (Piergiuseppe Lippolis)