recensioni dischi
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CRISTINA MESCHIA  "Inverna"
   (2018 )

A pochi mesi di distanza da “Intra”, è tornata la cantautrice verbanese Cristina Meschia con un album, ispirato dallo studio di Nanni Svampa e del Nuovo Canzoniere Italiano, che recupera canti popolari in milanese che spaziano dall’amore alla guerra, dal lavoro alla protesta. Si intitola “Inverna” e include nove brani dal sapore jazz vellutato, intrisi di folk, non sempre fedelissimi alle versioni originali. Sono frequenti, infatti, gli assoli: dal pianoforte al violino, passando per il contrabbasso e il flauto, l’afflato jazz è ciò che accomuna più o meno tutti i brani. “Inverna”, titolo ispirato dal romanzo “Le Stanze Del Vescovo” di Piero Chiara, si apre con una canzone contro la guerra di Jannacci (“E l’era tardi”), in una versione raffinata ed estremamente malinconica, poi prosegue con l’ariosità di “Bèll usellin del bosch”, “O mamma la mè mamma il muratore” e il chiaroscuro di “Povre filandere”, brani decisamente più spensierati con l’amore come tematica centrale. “Bella ciao delle mondine”, tra morbidi guizzi chitarristici, indossa una veste elegantissima, mentre “El pover Luisin” si carica improvvisamente d’un umore festaiolo, che scompare nella riflessiva e nostalgica “Senti le rane che cantano” o nella bossa nova di “De tant piscinin che l’era”. “Inverna” si chiude con “Gh’è ammò on quaivun”, una morbidissima ballata di Nanni Svampa, sempre interpretata dalla Meschia. Il risultato raggiunto è positivo al netto di qualche passaggio meno fluido di altri, ma l’esperimento resta affascinante e l’esperienza piacevole anche per chi fa fatica a comprendere il dialetto milanese. (Piergiuseppe Lippolis)