recensioni dischi
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NOWHERE  "Nowhere"
   (2018 )

Esordisce il duo elettronico torinese Nowhere, formato da Simone Milano e Mattia Nova, con l’omonimo album, uscito per la Betulla Records. I 7 brani che compongono “Nowhere” creano un’atmosfera notturna e accelerata, come un paesaggio guardato dal finestrino di un treno in corsa. “Bloom” è il piccolo assaggio di un suono azzurro, mentre “Way to light” introduce anche un loop di square e la voce dell’ospite Giulia Provenzano, che canta malinconica su base ritmata e bassi pompati. Curioso sapere che questo pezzo è stato scritto con un’app per cellulare, sopra un tetto di Berlino. La collocazione nella capitale tedesca ci sta tutta, anche per il resto del lavoro, in quanto a coordinate stilistiche. “Circles” è uno degli episodi più coinvolgenti, una sensazione avvolgente. Suona come i vetri appannati di una macchina che viaggia nelle ore piccole, illuminata solo dalla luce arancione dei lampioni. Timbri ariosi anche in “After home”, sopra un rullante da trip hop inserito in una situazione da club, col ritorno dell’evocativa voce di Giulia, affianco al suono square che stavolta si fa più incalzante, e l’arrangiamento riempie tutti gli spazi. Spazi che si svuotano per riempirsi progressivamente nella traccia seguente, “Now here”, che rivela il gioco di parole del duo, tra “No-where” e “Now-here”: contemporaneamente “qui e ora” e “nessun luogo”, o non-luogo, per dirla alla Augé. Espressione adatta per questa musica, internazionale e che annulla le distanze, ma che anche si consuma velocemente, hic et nunc. L’introduzione di “Red line” è affidata ad accordi di piano e mare aperto, come se un pianista vagasse a filo d’acqua col pianoforte su una vasta foglia di ninfea. Il mare svanisce per lasciar tornare il pianoforte nel club, con bassi in prima linea e fumi bianchi che si disperdono tra le pareti nere, marcati dalla strobo. Ed infine “Voltage”, che con sentimento deep insiste su una corda sola, come da tradizione techno. Questo è il biglietto da visita dei Nowhere, che si pongono in una scena ben precisa; attendiamo successivi sviluppi più personali. (Gilberto Ongaro)