recensioni dischi
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KYTERION  "Inferno II"
   (2018 )

Ancora restano nel mistero le identità dei Kyterion, progetto black metal arrivato al secondo capitolo discografico “Inferno II”. Anche questo è ispirato alla prima parte della Divina Commedia di Dante, e alla descrizione dei “Mal nati”, cioè dei dannati nelle bolge infernali. I testi sono scritti in italiano trecentesco, si possono cogliere leggendo le forme antiche del volgare dell’epoca. Come in “Onde la rena s’accendea”: “La dolorosa selva lè ghirlanda / intorno come ‘l fosso tristo ad essa”. O in “Cerebro il grande vermo”: “Urlar li fa la pioggia come cani / qual è quel cane ch’abbaiando agogna / e si racqueta poi che ’l pasto morde / cotai si fecer quelle facce lorde / de lo demonio Cerbero, che ’ntrona / l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde”. Da notare che, sebbene le parole non siano copie identiche delle strofe dantesche, ci sono rime (seppur non con lo schema intrecciato ABABCDC), ma soprattutto i versi sono endecasillabi, come quelli del sommo poeta. Dai titoli possiamo intuire lo spunto letterario. Come la sequenza di “Cocito” e “Dolenti ne la ghiaccia”. Cocito è il nome del lago ghiacciato posto da Dante sul fondo dell’inferno, dove si trovano i traditori, che stanno sommersi nel ghiaccio. Il primo dei due brani è uno strumentale che inizia col fade in, dove il muro di suono di chitarra è affiancato ai gelidi venti, mossi dalle ali di Lucifero, e ad un arrangiamento orchestrale di fiati. Il riff torna acceso nel brano successivo. Altri dannati che compaiono in “Inferno II” sono i falsari in “Rabbiosi falsador”, dove le voci (che sono almeno due, o di due persone o sovrapposte) passano dallo scream al growl, e “Li ‘ndivini”, gli indovini. I falsari, secondo Dante, sono in preda di una follia rabbiosa, mentre gli indovini, che “vollero veder troppo avante”, sono ora costretti a camminare con la testa rivolta alla schiena, guardando indietro. Coerentemente, prima de “Li ‘ndivini”, troviamo un altro strumentale chiamato “Vallon tondo”, dove la chitarra copre cupi lamenti. Il vallon tondo è la zona dove gli indovini scontano la loro pena. “Dite” è la città del VI cerchio dell’inferno, dove stanno gli eretici. “Pena molesta” invece si riferisce al ventottesimo canto, dedicato alla IX bolgia, dove risiedono i seminatori di discordie. Infine “Terribile stipa” si riferisce alla “terribile stipa di serpenti” riservati ai ladri nel ventiquattresimo canto. Il black metal è il sottogenere che meglio descrive le pene dell’Inferno di Dante, la parte più celebrata della Divina Commedia. Saltando Filippo Argenti, che ormai se l’era preso Caparezza in anticipo, i Kyterion rendono la materia interessante anche per gli studenti più annoiati dalla letteratura, oltre che per quelli “fuori corso”. E inoltre portano alta la bandiera tricolore, in un genere raramente italianizzato. (Gilberto Ongaro)