recensioni dischi
   torna all'elenco


DISSOCIATIVE  "Ice cream"
   (2019 )

Il duo Dissociative proviene da Liariis, in provincia di Udine e vicino al confine con l’Austria. Da là sopra, dalle Alpi Carniche, Alessandro alla chitarra e alla voce, e Jessica alla batteria, riscaldano l’ambiente innevato, descritto dal titolo del loro album “Ice Cream”. Dicono di fare punk folk ironico, ed è proprio così. I 10 rapidi pezzi di questo disco sono semplici e divertentissimi. L’intenzione è chiara a partire dal nome del primo brano, “Cake in the face”! Un suono energico e una melodia à la Green Day armonizzata in doppia voce. Qui ed altrove capita che il ponte delle canzoni sia suonato in levare, ma con la chitarra distorta; un po’ come in certi passaggi scherzosi degli Offspring, band che viene in mente ascoltando “Expering inspiration”, che è un po’ la loro “Why don’t you get a job?”. La titletrack “Ice cream” mostra la giocosità nelle parole, che qui guardano ai dessert: il caffè, il gelato, la torta di mele. I Dissociative nel progetto mettono loro stessi in tutto e per tutto, anche il loro gatto, nelle foto e nel logo. Adesso, per non nominare troppi animali, “Foxtrot” ha l’andamento spensierato degli Zebrahead. Ancora festa con “2 minutes”, mentre strana e interessante è la scelta di “Technology”. La chitarra esegue un riff rapido e graffiante, e la melodia è orecchiabile e coinvolgente; ma la batteria è… assente. Solo chitarra e voce, per un pezzo che si mostrerebbe melodicamente aggressivo. Forse per sottolineare il testo che profetizza sull’eccesso di tecnologia: “Everything is going to be destroyed”. Poi torna il sound deflagrante, con due pezzi davvero tosti, “Nothing” che ricorda il primo punk, quello cattivo e pericoloso, quello dei Dead Kennedys; e poi un altro brano grezzo, ma orecchiabile e dal titolo che appare goliardico, “Move the washing machines”. Ma la canzone per la quale i Dissociative guadagnano la mia personale e faziosa stima, è “They are not well”. Chi sono “loro”? I pataccari che organizzano concorsi musicali per giovani ingenui, che pagano 15€, 25€, 40€ o di più, per gareggiare per una targhetta, che al massimo prenderà polvere sul comò. Ecco le loro gentili parole: “Organized by deliquence (…) Music competition for boys, people to kick your ass, stole your money”. A volte il premio promesso è un prestigioso contratto discografico, termine che fa eccitare sotto i vent’anni. Ma non tutti sanno che oltre alla cessione dei diritti, spesso mancano tante clausole non considerate: una produzione seria (che spesso si rivela un demo che potevi farti a casa da solo), promozione (che si chiama “spargi la voce”), distribuzione (che non si chiama proprio). Alla faccia delle “stupid songs, stupid lyrics, stupid words, stupid me” che cantano alla fine nell’ultimo allegro pezzo “The cat is washing”, dove torna il loro amato gatto. I Dissociative sanno fare gli stupidi (o i dissociati) e lo fanno nel migliore dei modi, col punk melodico, e così intanto dicono quel che vogliono. Bravi, davvero tanta stima!!! (Gilberto Ongaro)