recensioni dischi
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MARTIN PTAK  "River tales (The endless stream of recurrence)"
   (2019 )

Al tramonto del 2018 è uscito “River tales (The endless stream of recurrence)”, ultima fatica discografica (uscita per la celebre Col Legno Records) del trombonista, pianista e compositore austriaco Martin Ptak. Si tratta di una sorta di concept album, pensato come un unico flusso che segue idealmente lo scorrere del Danubio, dalla città in cui è cresciuto (Krems) fino alla capitale Vienna. “River Tales” è un lavoro abbastanza complesso, in cui confluisce una grande quantità di elementi anche grazie alla collaborazione con numerosi musicisti connazionali e non. L’album si esaurisce in un’ora e si schiude, inevitabilmente, con “The Source”, un pezzo morbido e rarefatto, caratterizzato da dolcissimi saliscendi, e si chiude con il ritmo ossessivo e incessante di “Panta Rhei”, nel quale Ptak sfoggia le sue grandi qualità di pianista. Nel mezzo, comunque, non esistono passaggi poco a fuoco e tutto è finalizzato ad una narrazione che trova quasi sempre nel piano la sua voce principale, ma che non può prescindere dai ricami musicali che accrescono enormemente il valore dell’opera: dall’oscurità di “Merging”, alla melliflua e limpida “Sinking”, dalla jazzata e vagamente inquieta “Darkstone” fino alla seriosa “Kanon”, infatti, “River tales (The endless stream of recurrence)” è un ascolto pressoché necessario per chiunque ami la musica strumentale, un’esperienza decisamente gradevole, intrisa di ambientazioni filmiche, di improvvisazione, di effetti e intrecci sonori, che difficilmente verrà provata dai più e che andrebbe custodita gelosamente. (Piergiuseppe Lippolis)