recensioni dischi
   torna all'elenco


AQUASERGE  "Déjà-vous?"
   (2019 )

Sul limitare della soglia che separa jazz, avanguardia, neo-prog e classica contemporanea, si affaccia l’ensemble francese Aquaserge, una band – il termine è riduttivo – che mi manderà decisamente fuori di testa, come i These New Puritans o i Sons Of Kemet.
Inclassificabili anche a posteriori, sono oggi formati da otto elementi tra i quali spiccano una piccola sezione di tre fiati, diverse voci ad alternarsi ed una generale attitudine a tessere trame sfuggenti, inafferrabili, infide pur nella loro sostanziale armoniosità di fondo.
“Déjà-Vous?” – calembour pure nel titolo – raccoglie otto tracce registrate live in due show tra il 2016 ed il 2017: quattro brani sono tratti dal brillante esordio lungo “Laisse ça être” (2017), due da “A l’amitié” (2014), pubblicato in digitale ed in lp con tiratura limitata, uno da “Tout arrive” (ep anch’esso datato 2014). Completa il quadro una meravigliosa improvvisazione dello standard jazz “My funny Valentine”.
Gigioneggiano compiaciuti nei dieci minuti di una “Virage sud” che apre le danze raddoppiando durata e creatività – già spinta – dell’originale, sospinta dall’ossessività del basso e da trucchi di rigonfia opulenza: trasformano la linea portante in una suite dilagante e ondivaga pervasa da deflagrazioni continue delle tastiere, dall’insistito claudicare della ritmica, dal continuo mutamento degli accenti, dal variare delle pause, dal compiaciuto scherzare fra terzine e quintine, dall’impiego del flauto come elemento di rottura e da mille altre sfaccettature che si alternano senza regole in un caleidoscopio ubriacante.
“L’ire est au rendez-vous” si dibatte per sei minuti e mezzo tra l’ombra lunga di John Abercrombie e tropicalismi assortiti, mentre “Travelling” ondeggia per altri nove minuti tra schegge free, aperture space e psichedelia barrettiana, tremenda architettura concettuale che collassa in una nebulosa di droni, rumori, clangori metallici e feedback stordente. Il resto è musica totalizzante alla quale abbandonarsi senza formulare previsioni: ardua da raccontare, sospesa com’è tra elegante ricercatezza, intarsi imprevedibili ed una sensazione ineludibile di spinta alterità. Autentica perla, da scoprire ed assaporare in ogni sfumatura. (Manuel Maverna)