recensioni dischi
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SYRENCE  "Freedom in fire"
   (2019 )

Sono passati ben dieci anni dalla loro fondazione e finalmente i Syrence hanno debuttato sulla lunga distanza con “Freedom In Fire”. La band di stanza a Stoccarda si presenta con un lavoro che rivitalizza un rock classicheggiante, quasi sempre dai connotati hard’n’heavy, e che, pur volendo nettamente recuperare la tradizione aurea del genere, non dà mai la sensazione di scadere nell’imitazione pedissequa. Certo, c’è poco o nulla di realmente innovativo del sound dei cinque ragazzi tedeschi, ma “Freedom In Fire” in sé scorre piuttosto fluidamente, con dodici pezzi d’impatto e immersi in atmosfere seventies e eighties. Aperto dall’hard rock classico della titletrack, “Freedom In Fire” conosce un primo acuto grazie agli ottimi intarsi strumentali della successiva “Livin’ On The Run” e, fra le pieghe dell’album, è possibile apprezzare l’omaggio alle diverse declinazioni anche geografiche di uno stesso genere. Fra le varie sfumature di hard’n’heavy di “Freedom In Fire”, infatti, sventola tanto la bandiera a stelle e strisce quanto l’Union Jack e, inevitabilmente, anche quella teutonica. Sono comunque i brani più ragionati a dare le sensazioni migliori, e l’accoppiata “Symphony” – “Evil Force”, in tal senso, coincide con il principale climax nostalgico dell’album. Nel finale, invece, con “Kings Of Speed” e “Seven Oaks”, i Syrence alzano i ritmi e travolgono tutto con riff estremamente muscolari e distorti. Qualcuno potrà definirli anacronistici, ma l’esperienza di “Freedom In Fire” è comunque gradevole e consigliata a chiunque sia cresciuto con l’hard rock e l’heavy metal più classici e non abbia alcun tipo di problema ad ascoltarli oggi. (Piergiuseppe Lippolis)