recensioni dischi
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PIKYNIELLO  "Ciò che sei"
   (2019 )

In attività dal ’93, il rapper salentino Pikyniello pubblica “Ciò che sei”, una raccolta di brani provenienti da questi anni ’10 che volgono al termine (infatti in alcuni pezzi si sente pronunciare l’anno in corso, 2016, 2012 ecc.), prodotti da vari collaboratori, alcuni dei quali sono presenti anche come featuring. E’ una bella caratteristica tipica del rap, quella di aiutarsi a vicenda, come in una famiglia allargata. Tra gli ospiti leggiamo i nomi di Killo (che produce anche alcuni pezzi col nome esteso Killo Tha Snatcha), Float a Flow, Mone, Smoka, BKS, Elisa Vigna e Flavio. Il percorso inizia con “I conti con te stesso”, supportato da un flow con un bel loop orchestrale, e le parole sono subito riflessive: “Sei arrivato in cima troppo presto, e adesso non reggi il confronto (…) Questa è la vita, il conto arriva senza averlo chiesto”. Il senso della vita come una strada con una meta continua anche in “Tre generazioni”: “Sulle spalle dei giganti cammino, tu fai il capo, è ancora troppo lungo il cammino di Santiago”. Ma trovano spazio anche invettive rivolte a temi più immanenti: “Stendono i tentacoli, si comprano gli appalti”. “Ancora un giorno” non molla la presa sul mantenere un significato a ciò che accade: “Tutto rimane su di noi e tutto torna (…) amanti della vita e di un disegno variopinto”. Si passa al reggae in “Suona ancora”, che ricorda un po’ il periodo impegnato degli anni ‘90 (nominati esplicitamente in “Non cambierà mai”: “Non cambia niente in questo ghetto dagli anni Novanta”). Non dev’essere un caso, in quanto le parole sono chiare: “Tira su le mani per ‘sta scuola (…) siam portatori di una sana identità”. Il ritmo in levare tornerà in “Muoviti dentro”, che invita alla festa spensierata, ma con un vago sarcasmo: “Ti fai rubare dai ricchi, non pensare, divertiti”. Ci sono pezzi quasi nostalgici, che fanno da testimonianza dell’esperienza musicale e della determinazione mai perduta, “La mia vecchia radio” (“Senza soldi in tasca, con i sogni in testa, nessuno ci cambierà”) e “Comu na fiata”: “E giravano i vinili mezzi scasciati (…) la vecchia dance oggi la sapé fa’?”. Un po’ di groove con “Mc Poliedrico”, dove il ritmo sincopato è anche tema centrale delle rime: “Sento il funk sento il flow come Piscopo”. Ma si torna alle riflessioni con “Questa è la vita”: “La vita è come l’acqua che mi piove adesso, bagnarmi con la stessa goccia due volte non posso”. Alcune strofe sono in dialetto, come in “Messapia”, dove orgogliosamente si sente dire: “Fiero di essere un terrone, terra di tradizioni, sacrifici (…) siamo i soliti guerrieri nella stessa barca”. Con “Musica x sempre” entra l’elemento sentimentale, con Elisa Vigna che canta il ritornello. L’album si conclude con la suggestiva “Umano genere”, che si apre alla battaglia contro Babylon, la biblica città corrotta, che ciclicamente torna ad assumere le sembianze di una città contemporanea: “I soldi sono de lo diaulo (…) el dinero è la ruina de lo hombre”. Quando il “potere domina sulla ragione” iniziano tempi bui, e nel pezzo si ricorda quando il popolo scelse Barabba. La formula è quella e non si stanca di tornare, perché la vita è la stessa: lotta per la sopravvivenza, e orgoglio mai perduto. (Gilberto Ongaro)