recensioni dischi
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SQUALLOR  "Tocca l'albicocca"
   (1985 )

Non si poteva più far finta di niente. Tutti li conoscevano, tutti sapevano che dietro c'erano produttori e autori famosi (Pace-Bigazzi-Savio-Cerruti) che, tra una cosa e l'altra, avevano iniziato anni prima a dare alle stampe dischi dai titoli improbabili e dai contenuti triviali a dir poco, con doppi sensi talmente diretti da essere sensi unici, altro che. E vendevano, eccome, anche se le radio e la tv non poteva proprio, ma proprio, metterli in onda: già era difficile dire "al numero 15 Vacca degli Squallor", ma ve lo immaginate Pippo Baudo, a Domenica In, urlare "ecco a voi gli Squallor con Troia"? Niente sanremi, niente festivalbar, ma i dischi andavano sempre bene. Stavolta, però, non si poteva di nuovo censurare. 1985. Ormai la moda della beneficienza era diventata anche stucchevole: Band Aid, Usa For Africa, Musicaitalia per l'Etiopia (con i Nostri a cantare "Volare" con il testo sotto, nemmeno non la conoscessero), il Live Aid. Troppi sentimenti, ci voleva qualcosa che dissacrasse. E arrivarono loro, con "Usa for Italy": amici americani, caro Michael Jackson, caro Bob Dylan, cara Diana Ross, ricordatevi anche di noi che stiamo a Napoli. E un disco fatelo anche per noi: mandateci danari e, se riuscite, anche a Bari. Gigantesca parodia che, senza parolacce, poteva finalmente portare gli Squallor su tutte le radio e, "Tocca l'albicocca", divenne disco da primi posti. Certo, il resto dell'album non era altrettanto radiofonico (però "Vota verdi" ci stava eccome, o "Trasporto d'amore", fantastica dichiarazione d'amore ad un autista di bus che, per evitare l'amante, salta le fermate), ma per una volta l'underground aveva vinto. Guatemala Guatemala, maremma maiala. (Enrico Faggiano)