recensioni dischi
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HIDE VINCENT  "The house marring"
   (2019 )

Pseudonimo di Mario Perna, irpino di nascita e salernitano d’adozione, questo "Hide Vincent" scelto dall’autore non è un vezzo per avere un nome d’arte: semplicemente la sua musica risulta più credibile con un nome straniero. Questo EP non ha infatti nulla di italiano, fin dalla copertina, che evoca graficamente il vecchissimo classico LP “Harvest” di Neil Young. Ma nemmeno a quest’ultimo Hide Vincent somiglia, pur producendo un folk rock che è, però, assolutamente personale. La casa distrutta del titolo è la personalità di ognuno di noi quando è costretto a ripartire da zero ed a ricostruire sopra le macerie, siano quelle di un amore finito o, comunque, quelle causate da un grosso cambiamento. E di questo parlano i primi due brani: “Barely naked”, ballata ariosa con tanto di archi, e “Come up”, dal sound più scarno ma non meno convincente. Mentre gli altri due episodi, la bellissima “Drop the glass” (bluegrass che ricorda un po’ Damien Rice un po’ Chris Isaak) e la conclusiva “Home alone”, parlano invece di ricostruzione. Il bel sound dell'EP, che non sfigurerebbe affatto nelle playlist radiofoniche nordamericane o europee, è impreziosito dalla voce calda e unica del cantautore, anche questa senza nulla di italiano, il che, in questo caso, è un complimento! Un disco, questo, che non ci si stanca di ascoltare, d’atmosfera e di rara profondità, difficile da trovare oggigiorno, soprattutto nel nostro panorama musicale nazionale. (Francesco Arcudi)