recensioni dischi
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PREHISTORIC PIGS  "Dai"
   (2019 )

I Prehistoric Pigs sono un trio formato dai fratelli Juri e Jacopo Tirelli, rispettivamente chitarrista e bassista, e il cugino Mattia Piani, batterista. Dopo una lunga serie di jam session, sette anni fa la decisione è stata quella di fondare una vera e propria band, che ha debuttato proprio alla fine del 2012 con “Wormhole generator”. Dopo lo split con gli irlandesi Electric Taurus (2014) ed “Everything is good” (2015), i Prehistoric Pigs sono tornati all’alba del 2019 con “Dai”: il genere di riferimento resta comunque lo stoner, ma sempre più infarcito di elementi psych e atmosfere desert. Con una frequenza più alta che in passato, i Prehistoric Pigs lasciano qua e là anche tracce di kraut, tra distorsioni hendrixiane e ricami eleganti. Con gli stop and go e il ritmo sostenuto di “Hasensjio” si apre un album che regala anche passaggi molto più grezzi e ruvidi, come “Pest”, più sporco ma non meno educato. La velocità si riduce leggermente in “GeppettoM24”, almeno nella sua fase iniziale, prima di un finale vorticoso, in cui si staglia un assolo veramente delizioso. “Soft-shell crab” esalta il basso e si caratterizza anche per un grande drumming, all’interno di un fiume di elettricità. “No means no” è il colpo di grazia, un brano sensazionale che cambia diverse volte forma all’interno di sei minuti folli, che suggellano un’opera il cui unico difetto è sostanzialmente la breve durata. I Prehistoric Pig confermano tutte le ottime sensazioni già maturate in passate e vanno anche oltre, con l’ennesimo bel lavoro che non dovrebbe passare inosservato. (Piergiuseppe Lippolis)