recensioni dischi
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ESPOSITO  "Biciclette rubate"
   (2019 )

Diego Esposito è un cantautore pop, e pubblica il suo nuovo disco “Biciclette rubate”, contenente dieci nuove canzoni semplici, scritte con linguaggio quotidiano e approccio intimo. Dentro ci sono le sue esperienze di viaggi, dalle Mauritius alle Tremiti, passando per “Marina di Pisa” che è anche uno dei titoli. La sua voce, a tratti roca a tratti pulita, racconta inizi e fini di storie d’amore, e conflitti interiori, partendo da “Bollani”, una dedica al celebre pianista jazz, che poi in realtà compare in una strofa, come colonna sonora delle riflessioni: “E mentre Stefano Bollani suona piano un pezzo jazz, mi fermo, penso al mio domani, e di riflesso penso che tu non c'eri nei miei piani, e adesso fai parte di me”. Il pensiero vola, senza soluzione di continuità, ad un piccolo diverbio in metropolitana, tra due passeggeri, uno chiacchierone, e l’altro stanco dal lavoro e per nulla disposto ad ascoltare. E’ una tipica rappresentazione da commedia semiseria, che sdrammatizza una realtà banale, che qualcuno vedrebbe più grave di quel che è. Anche nella citata “Marina di Pisa”, nell’attesa sotto la pioggia, compare un elemento idiosincratico alla narrazione: “In stazione c’è un ultrà del Foggia”. “Voglio stare con te” e “Diego” sono i pezzi costruiti in maniera più catchy e radiofonica. Mentre la titletrack è un moderato che indugia sugli errori e sull’amore: “La città lo sa che siamo un mare di sbagli (…) biciclette rubate nei viali deserti. Sarebbe meglio non essere niente, se non sono tutto nel tuo domani”. Si rallentano i battiti con “La casa di Margò”, un pezzo sobrio ma profondo, con ancora quella pieraccionesca ironia dolceamara: “E se fossi romantico ti porterei dei fiori, che tanto poi si muore, e si ritorna fiori”. L’attenzione di questo pezzo è su un’ideale casa, che dovrebbe essere quella d’infanzia, con i suoi ricordi lontani, ma per uno scherzo del destino è anche la casa del presente, e le sensazioni si mescolano: “La casa di Margò è una fotografia di quando andavi a scuola e già volevi andare via, e forse è colpa della nostalgia se questa casa è ancora casa mia, vuoi qualcosa da bere Margò?”. Poi ritorna in salsa pop il concetto del Branca Day dei Derozer (questa la capiscono i vecchi punkettoni come me), ma coi ruoli invertiti: “Solo quando sei ubriaca”. Stavolta lei è ubriaca, e lui invece uno stanco zerbino: “E non ne posso più di starti dietro, ma poi quando rimane il vetro [da buttare, ndr] passo io da te”. Un arrangiamento indietronico fa partire “Le canzoni tristi”, che scherza su un addio: “Come le canzoni tristi nel momento giusto e tu che te ne vai col tuo vestito rosso (…) la poesia sulla parete le tue calze a rete, le tue labbra disegnate, i fuochi dell'estate se ne vanno con te”. Il sentimento viene trattato in maniera tenerona in “L’amore cos’è”: “Se fosse come dici tu, che non ti voglio più, adesso sarei fuori, starei più tempo con gli amici, mi comprerei una bici”. Il disco è concluso da “Le viole”, brano per voce, pianoforte e traffico in lontananza, tra riflessioni ed emozioni sospirate: “Se siamo fatti di energia, niente finisce e niente viene per caso”. “Biciclette rubate” è un disco pop, calibrato con lo scalpello in ogni aspetto, e piacerà a chi ha già seguito Diego Esposito nelle sue vittorie ad Area Sanremo, e nella sua apparizione ad X Factor. (Gilberto Ongaro)