recensioni dischi
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TRANSTILLA  "Transtilla I"
   (2019 )

Gli olandesi Anne-Chris Bakker e Romke Kleefstra sono due musicisti sperimentali; la prima viaggia in direzione elettroacustica e minimale, il secondo sprofonda nella dark ambient. Sono entrambi membri del trio KBK (Kleefstra / Bakker / Kleefstra), nel quale, assieme al poeta Jan Kleefstra, realizzano performance cinematiche in giro per l’Europa e il Giappone. All’interno di questa esperienza, i due realizzano di voler approfondire l’aspetto più noise dei KBK. Così, in duo formano i Transtilla, espressione di questa sperimentazione spin-off. L’album che esce si chiama “Transtilla I” (etichetta Opa Loka Records), e dal titolo fa pensare che ci saranno altri episodi in futuro. Intanto, in questo primo capitolo, ci sono cinque tracce, tre delle quali lunghe più di 12 minuti, dove si esplora un flusso costante elettrico: suoni statici eppure che emanano tensione continuamente. “Skaftafellsfjara”, in questo flusso, nasconde stimoli non intellegibili, o solo indiziari di un ambiente preciso. Ricorda le distese post-rock dei Labradford, e c’è da perdersi, da disorientarsi. Con “Lavender and Mulberry, 1959”, il flusso uniforme è disturbato da improvvisi rumori brevissimi, ma a volume più alto. Gli impulsi fanno spesso e volentieri ping pong tra le cuffie, senza fluidità. Effetti di reverse sui suoni di chitarra danno un esito inquietante, e con “Poasen” i loop diventano ossessivi. Il momentaneo silenzio nel brano viene interrotto da feedback, processati per comparire di netto, senza il naturale inizio del suono. Dunque un nervosismo inarrestabile. Il clima è sinistro e malsano. In “Skura”, dei trilli agitati si innestano in un contesto elettrostatico tutto sommato accogliente all’inizio, anche se nebuloso. Poi però il rumore prende il sopravvento. Infine in “Rudzki” i suoni sono dilatati all’inverosimile, e nonostante l’assenza totale di battiti e percussioni, il risultato è vorticoso. Non resta che aspettare i prossimi capitoli, per avere una visione globale di questa idea al contempo eterea ed oscura, dilatata e disturbante. (Gilberto Ongaro)