recensioni dischi
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ORKESTRINA  "Specchio"
   (2019 )

“Specchio” è il nuovo album degli Orkestrina, band emiliana che, dopo un esordio folk acustico, con chitarra e fisarmonica, decide di entrare nel pop rock, sfornando otto canzoni semplici che portano riflessioni sulla vita. “Sai amica mia” affronta la malinconia con ottimismo: “Come quando apri il garage ci guardi dentro e trovi tutto il tempo andato (…) e se incontri la tristezza guardala in faccia, se è di là accanto a te nel viaggio, tanto lei scende sempre la fermata prima”. Un riff di chitarra à la Ligabue avvia l’esistenzialismo quotidiano di “Mai così”: “Fermi nella Terra e qui da sempre collezioniamo le stelle (…) Siamo così, fragili raggi di sole, siamo le parole non dette da stringere al petto”. Nel ponte arriva la fisarmonica, che mette la firma della band, facendo incontrare il sound precedente con quello attuale. “Il giorno arriva” è un altro pezzo melodico, dove il passaggio dalla notte al giorno è il piacere di ritrovarsi con chi si ama, dopo una notte che non dà le risposte sperate: “Consigli non ne ho avuti, notte”. “La notte giudica”, pezzo dal basso concitato, e presentato nella finale del Premio Pierangelo Bertoli 2018, riporta il buio al centro dell’attenzione, che se consigli non ne dà, in compenso amplifica i sensi e ti giudica. Di notte non puoi chiedere perché, essere razionale, ma lasciar sfogo agli istinti e ai desideri: “Il terzo mondo sulla volante, il mio sesto senso senza mutande, la notte che giudica (…) notti complici di bugie, mentre paga per l'orgasmo, l'altro parte e va via, alla morale dell'apparente e tutto il mondo che guarda silente, la notte giudica”. Un rock battuto, con l’aggiunta della fisarmonica, caratterizza la cover di Ivan Graziani “Paolina”, riportando lo stesso divertimento del geniale cantautore. “Invitami se vuoi” e “Lo specchio” sono due brani fra loro legati nell’introspezione e nella riflessione. Nella prima, si affacciano le insicurezze della personalità interiore: “Per le mie ansie e le mie paure, il mio ‘tutto a posto’, che tutto ha un po' distrutto, il mio essere figlio, il mio essere madre, il mio essere donna, bambino, animale”. Nella seconda, cantata dal punto di vista dello specchio, emerge l’insicurezza data invece dall’esteriorità, dal non sentirsi a proprio agio con il corpo: “Ed ora che con le lacrime ti fai il trucco, ma sicuro ti senti bella adesso, e troverai com'è diverso, vivere senza di me”. Il disco termina con “Avrei creduto con te”, ultima ricerca di leggerezza nella notte, alla quale si risponde disegnando ed evocando i colori, con tanto di videoclip dove una donna gioca con la tempera. Ecco un nuovo album del filone pop rock tricolore, che dirige gli Orkestrina verso territori molto familiari alle orecchie di chi ama band come ad esempio i Negrita. (Gilberto Ongaro)