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DI VICINO  "Dopo un periodo di assenza"
   (2019 )

Ancora un giro di calendario per il cantautore campano Di Vicino (Gennaro) e taglierà il traguardo del mezzo secolo: un’età che coincide, sovente, con profonde considerazioni esistenziali ed inevitabili bilanci personali. Però, l’artista in questione gioca d’anticipo di un anno (è del 1970), regalandosi un terzo album dall’urgenza espressiva incalzante come “Dopo un periodo di assenza”, rilasciato a nove anni dal precedente “Vite parallele”. Un’assenza utile, giustificata, perché ora è sintomo di raggiunta maturità e, per dimostrarlo, Di Vicino si defila dalle formulazioni del passato per ampliare il taglio stilistico tra pop, jazz e rock, transitando con appunti reggae e verace cantautorato. Con toni aspri e taglienti, l’inaugurale traccia “Uomini stupidi” non è delle più tenere, dal momento che l’invettiva contro tali soggetti è un quadretto che non risparmia giudizi superficiali, squallido edonismo ed inconsapevole pragmatismo vacuo ed insignificante, mentre con “Lontano da qui” il Nostro opta per un pop più ondivago, con fraseggi ben assestati, nei quali rimarca un forte anelito di cambiamento. A seguire, si entra ne “La stanza del piacere” per godersi pareti di fiati che apportano indubbio brio, in un contorno elastico di spolverate latine. Invece, graffi di scratch introducono la solarità di “Quadri conservati” in ameno reggae gemellato col dub-step, ed un basso opportunamente equalizzato con il volume che serve. Poi, ne “Il male minore” se la gioca al piano con vellutato incedere jazzy, con spazzolamento e contrabbasso a scolpire un mood stiloso e raffinato. La coppia “Piccolina” e “Splenderà di nuovo l’estate” (che chiude l’album) raccoglie le ponderazioni tenere e nostalgiche del Nostro, per raccontarsi con mirabile slancio emotivo. Un episodio che troverà l’approvazione generale è di certo “E’ andata cosi”, per il suo garbato easy-listening che non infastidisce nessuno. All’atto che scorre “Ehi! Come stai?” è pur vero che, all’inizio, l'episodio sprizza romanticismo, ma il successivo fragore funky conferma la ri-stilizzata vena creativa di Gennaro. E col funky punta anche su “Bimbo”, con un racconto che si fa sarcastico con bisbigli descrittivi, strappando un sorriso con gusto intelligente. Infine, con il singolo di punta “Guardandosi allo specchio” Di Vicino tira le somme del proprio vivere, allestendo un brillante pop filo-mambo, che richiama passaggi melodici di “Iguana” dei Dirotta su Cuba, ma con dettagli aggiuntivi non trascurabili. Ebbene, nell’ultimo decennio, Di Vicino non è stato di certo con le mani in mano, ma ha captato ogni refolo di vento artistico che offriva non solo la natia Napoli, ma anche città di passaggio come Siracusa ed, in ultimo, la definitiva Milano. Le ha raccolte in “Dopo un periodo di assenza” con evidente acume riflessivo, e si è imposto di non fermarsi mai di fronte ad elementi frenanti che si frappongono e limitano i sogni e gli obiettivi delle persone. Gennaro è artista tosto e determinato e, soprattutto, è uno che fa succedere le cose e non uno che aspetta che succedano: c’è una bella differenza… (Max Casali)