recensioni dischi
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HUNTERNAUT  "Inhale"
   (2019 )

“Inhale” è l’album di debutto dei bresciani Hunternaut, formazione nata poco meno di un lustro fa come progetto post-grunge, comunque influenzato dal filone progressive/sludge sviluppatosi negli anni immediatamente successivi. Si tratta di influenze tutto sommato ancora riconoscibili all’interno di “Inhale”, nonostante una decisa virata verso un più classico alternative metal, di cui anche l’EP “Homemade” di due anni fa era portavoce. I brani di “Inhale” sono otto, per quaranta minuti di durata, e si caratterizzano per un grande dinamismo, che li vede spesso alternare momenti grezzi e assoli deliziosi, riff pesanti e passaggi più melodici. Sul piano della scrittura, i testi sono spesso sia introspettivi che universali, con una rabbia mista a malinconia che assume spesso i contorni di un vero e proprio sfogo, capace di tradursi in un cantato fortemente espressivo e in brani spesso anche dal forte impatto emotivo. Aperto dall’atmosfera nostalgica di “Oxidize” e suggellato dal ruvido grunge di “I’ll be there”, il disco mette in luce le notevoli capacità compositive del quartetto lombardo, che non sbaglia un colpo e si mantiene sempre su buoni livelli, anche quando i ritmi si abbassano notevolmente per far posto a una ballad arricchita da una coda elettrica (“Soap Bubbles”), mentre non convince troppo la scelta di “Hundreds Of Scars” come singolo, non tanto per la sua indubbia efficacia, quanto per la sua complessità. Al netto di tutto ciò, comunque, “Inhale” è un ottimo punto di partenza per una band che, per esplodere definitivamente, ha bisogno solo di rendere un po’ più personale la sua proposta musicale. (Piergiuseppe Lippolis)