recensioni dischi
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PALM DOWN  "Unfamiliar air in familiar places"
   (2019 )

Francesco Zappia è un cantautore romano classe 1995 che da pochissimo ha debuttato con “Unfamiliar air in familiar places”, con il moniker Palm Down. Il suo sound si ispira ai grandi maestri della tradizione folk in lingua inglese, e ciò che colpisce, in prima battuta, è il grado di maturità, non facilmente rinvenibile nei dischi d’esordio. Nell’opera prima di Palm Down compaiono dieci tracce, generalmente basate su sonorità acustiche orecchiabili e curate, le cui principali influenze sono Damien Rice, Dave House, Brian Fallon e Chuck Ragan. Nella mezz’ora abbondante di “Unfamiliar air in familiar places”, Palm Down regala tanti bei momenti in cui riesce, fra le altre cose, a esaltare il suo timbro vocale, davvero adatto e ben inserito in un contesto in cui sembra tutto a fuoco. Fra i brani che svettano, ci sono le ballate dal sapore nineties come “I swear” e “Nosedive” e la deliziosa “I was hurt”, ma l’album si attesta su buonissimi livelli anche quando Palm Down prova ad accelerare un po’ il ritmo o a irrobustire il sound (“Monologues”, “Demons and fever”). Francesco Zappia aka Palm Down entra a gamba tesa in una scena folk italica non particolarmente viva, con una proposta convincente sotto tutti i punti di vista. Pur senza cercare sostanziali innovazioni, il cantautore romano debutta dimostrando una personalità già molto forte e arricchendo il tutto con una scrittura personale e velata di malinconia. (Piergiuseppe Lippolis)