recensioni dischi
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ALESSANDRO ALAJMO  "Firenze mare blues"
   (2019 )

Alessandro Alajmo, trentatreenne autore e chitarrista fiorentino capace di muoversi con agilità ed un pizzico di arguzia in una zona compresa tra elementi più collaudati e sortite coraggiose in territori limitrofi, offre in “Firenze mare blues” - esordio per Suburban Sky Records coprodotto insieme a Guido Melis – una interpretazione del ruolo di cantautore non priva di acume.

Un crooning garbato e composto, mai sopra le righe e complessivamente piuttosto lineare, definisce il tono di un album a tratti intrigante: se la nativa struttura voce-chitarra ancora prevale in alcune tracce (l’opener “L’astronauta” o la raccolta intimità de “L’estate del 2001”, quasi una canzone da Niccolò Contessa), in altre viene sovvertita da arrangiamenti più elaborati che ben si prestano a tese, inaspettate variazioni, come nei sei minuti e mezzo di “Notturno on the beach” o all’eco di Ivan Graziani nel passo ruvido di “Lebowski”.

Perfetta nella semplicità del suo country leggero l’aria disimpegnata de “Il geco”, piacevole la ballata elettrica di “Settembre”, toccante ed intensa la dimessa chiusura dolceamara de “L’ora più buia”, con la viola di Giulia Nuti. E se anche la title-track spreca forse una buona occasione infilando nelle dodici battute un testo poco incisivo, “Firenze mare blues” rimane un buon disco, lavoro che traccheggia sicuro in superficie senza affondare più di tanto.

Mettere a fuoco il repertorio, magari sfoggiando il lato nascosto di una personalità in parte ancora da rivelare, potrebbe essere una sfida affatto velleitaria per un artista con idee vivaci ed una manciata di valide canzoni. (Manuel Maverna)