recensioni dischi
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PINK FLOYD  "Meddle"
   (1971 )

Nel continuo evolversi del suono dei Pink Floyd, “Atom Heart Mother” era stato un punto di svolta, un parziale abbandono della psichedelia a favore di sonorità più convenzionali ed anche meno proprie del gruppo. “Meddle” non è altro che la logica prosecuzione di questo cammino; la struttura assomiglia molto al predecessore, con quattro brani pop a fare da spartiacque alle due composizioni forti del disco.

La prima , “One Of These Days”, sta a dimostrare che la carica creativa del gruppo è ancora viva; un basso ruvido e pulsante percuote i sensi, gli strati sonori si rincorrono e vanno a fondersi come colate laviche. La struttura è molto particolare; l’insistente base ritmica è intarsiata da numerosi effetti e trame musicali. L’effetto che provoca è una sorta di trip allucinogeno. Davvero ottima ed originale.

Ciò che segue è qualcosa di orecchiabile e facile; la magica “A Pillow of Winds”, splendida ballata notturna; l’accomodante “Fearless”, con la sua chitarra semplice ed i cori da stadio nel finale; “San Tropez”, canzone troppo ingenua per apparire su un disco dei Pink Floyd, di certo non è fastidiosa. Il gruppo si dimostra capace di creare melodie struggenti, semplicemente adorabili, vero e proprio miele per le orecchie.

“Seamus”, con l’abbaiare di cani in sottofondo, non è altro che un abbozzo, niente di compiuto. Arrivati qui, abbiamo incontrato più che altro canzoni orecchiabili; non sono mancati momenti intensi, ma sono davvero troppo pochi. I brani più apertamente pop hanno meno carisma rispetto al disco precedente; l’unica nota positiva, oltre alla stupenda traccia d’apertura, è che il suono si è unificato maggiormente, a favore di un pop rock nebuloso e disteso, ma meno viscerale e sincero.

L’ultima traccia è un mondo a parte; “Echoes”, uno dei brani più belli del gruppo, occupa tutta la seconda parte del disco e, come in “Atom Heart Mother” fu per la title track, si rivela essere il momento più interessante. Come sempre non mancano i momenti che rasentano la noia, ma la band dimostra di avere un talento non comune nello sfumare i colori delle trame sonore, qui più nebbiose ed evocatrici di prima. La melodia coinvolgente va a coronare una danza imponente, forse anche retorica, ma assolutamente irresistibile.

In questo brano le potenzialità dei quattro si congiungono magnificamente; l’appeal melodico trova il suo giusto posto tra le splendide digressioni strumentali, la ritmica carica di pathos si intreccia con il mirabile paesaggio elettrico dipinto dalla chitarra. Mai i Pink Floyd saranno così accessibili e raffinati, semplici ma ipnotizzanti al tempo stesso.

In definitiva 'Meddle' è un disco discreto e nulla più; sappiamo di cosa sia capace il gruppo e in questo lavoro ce ne dà un assaggio prelibato, ma si continua a riempire i dischi con canzoni troppo semplici e ruffiane. Sembra che si voglia dosare le proprie forze, avere il piede in due scarpe. Il risultato non è male, viste le enormi capacità del gruppo, ma non è il massimo dell’onestà. (Fabio Busi)