recensioni dischi
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SAIGON WOULD BE SEOUL  "Everywhere else left behind"
   (2019 )

Lo pseudonimo Saigon Would Be Seoul cela l’artista di origini bosniache Mirza Ramic, da oltre un decennio al fianco di Max Lewis nel duo elettronico statunitense Arms And Sleepers e qui al debutto in un delizioso ed ambizioso progetto solista su label {int}erpret null.

Diciannove bozzetti minimalisti danno forma ai trentanove minuti di “Everywhere else left behind”, altrettante miniature rifinite dal pianoforte di Mirza, figlio d’arte e mirabile compositore ed interprete di una musica fluida e fortemente evocativa.

Sul filo di un neoclassicismo che impasta Debussy, Satie e Nils Frahm, impreziosito da continui rimandi a letteratura, cinema ed arti visive (le performance degli Arms And Sleepers includono elementi scenici in tal senso), Mirza costruisce una impalpabile suggestione che fluttua docile tra fascinose atmosfere d’antan ed una sottile malìa sospesa e trasognata: in linea con questo approccio integrato, la pubblicazione dell’album è accompagnata da un breve documentario autobiografico incentrato sulla giovinezza trascorsa a Mostar, sulla fuga dalla guerra e sul successivo ritorno a casa in età adulta.

Una elaborata e meditata ricerca del dettaglio (i titoli dei brani sono citazioni da libri, film, programmi tv), recitativi tratti da opere letterarie (Kundera, Camus), registrazioni ambientali e schegge di jazz addomesticato delimitano i margini di un’opera toccante, avvolgente, sinuosa. Lavoro raffinato, colto e rarefatto, godibile nonostante l’elitaria complessità – anche concettuale – che lo anima. (Manuel Maverna)