recensioni dischi
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LUCA CARBONI  "Diario Carboni"
   (1993 )

Diventato suo malgrado idolo delle teenagers, tra le “Silvia lo sai” e le “Farfallina”, consolidato con i pianti per un mare che non ha più le ragaffe belle dell’estate. Forse non era il suo habitat, ma cavalcò l’onda con un tour insieme a Jovanotti che ebbe effetti collaterali per entrambi: Lorenzo trovò una ulteriore conferma che nel mondo cantautoriale non ci stava nemmeno tanto male, Luca si tolse di dosso per un attimo la scorza della persona silenziosa. Ovvio che il tutto doveva avere una celebrazione discografica, e questa ci fu a fine estate 1993. Da perfetto idolo delle studentesse, “Diario Carboni” aveva soprattutto un package fatto apposta per la bisogna, con tanto di minidiario e con piccolo bloc notes per allevare eventuali Carboncine in erba. Ma c’era anche il disco, e non era nemmeno tanto male: non era una raccolta, non era un live, non era un inedito, ma tutto insieme. C’erano novità, tra cui la demenziale “Spider” – forse più comoda della moto “usata ma tenuta bene” - e il duetto “Vedo risorgere il sole” insieme a Jovanotti (che, dopo “Radiobaccano” con la Nannini, ormai lo si trovava in tutti i dischi possibili e immaginabili); c’erano singoli intimisti e coccoloni come “Faccio i conti con te” e “Il mio cuore fa ciok” (orì?). Poi, estratti dal vivo e versioni remixate di cose precedenti, tra cui la risoluzione dance di “Mare mare”, tormentone dell’anno precedente. Ormai lanciato nel caos e nel successo planetario, evitò i bagni di folla stile TRL di MTV solo perché all’epoca non esisteva ancora. Fu il suo apice: poi, un lento ritorno ad una dimensione a lui più consona, interiore, che forse gli è sempre andata più a genio. (Enrico Faggiano)