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GIANLUCA GILL  "Disco quantistico"
   (2019 )

Dopo l’esordio con l’album “Chi ha ucciso Luigi Tenco?”, Gianluca Gill ritorna con “Disco Quantistico”. Otto nuove canzoni che scherzano con i termini della fisica quantistica, per parlare in realtà d’altro. Il cantautore catanese è fortemente influenzato dal Maestro (fra noi adepti, quando si dice Maestro non serve specificare che stiamo parlando di Franco Battiato), tanto da produrre arrangiamenti molto simili a quelli del periodo 2007-2009 di Francone (“Il vuoto”, “Inneres Auge”). Elettronica minimale assieme a strumenti acustici. E come la voce recitante di Manlio Sgalambro in “Shakleton” ci introduce ad “una catastrofe psicocosmica”, così l’album di Gianluca si apre con “Come un disco di Franco Battiato”, dove la voce recitata invece conclude il pezzo: “Ci sono io, e le circostanze della vita”. Oltre che nel titolo, l’omaggio è anche esplicito nel testo, citando in strofa passaggi di testo e concetti tra quelli di Sgalambro, per poi cantare una considerazione nel ritornello: “Sento il dovere di interpretare quello che non ho dimenticato alla fine del sogno”. “Fisicamente” è uno dei diversi giochi di parole compresi in questo LP: “La fisica mente”. Il contesto è quello di un futuro in cui si potranno registrare i sogni e rivederli da svegli. Per questo la fisica mente: i ricordi resteranno visibili anche quando non più reali e tangibili. Altro gioco di parole è “Cerchi in uno stagno”, che fa pensare appunto ai cerchi che si formano nell’acqua gettando un sasso, ma invece Gill canta: “Cerchi in uno stagno, e cosa trovi?”. I cerchi sono un fenomeno causato dalle onde acustiche. Infatti, la canzone gioca tra le onde sonore e il rumore del Big Bang: “Botto nell'universo, ti lascio immaginare il bordello. Una potenza di mille miliardi di soli e noi al mondo, noi e il mondo. Senti che suono però, non è bellissimo? E siamo solo all'inizio, questo è solamente l'inizio. Una minuscola eco dentro un riverbero, e un pizzichino di delay”. Con “Bombe d’acqua”, Gianluca utilizza bene la propria estensione vocale, dalle note gravi fino al falsetto. Inizia con un’amara considerazione sulla realtà presente: “Come sempre, andrò per parchi, gallerie e musei, le città da qui sembrano felici”. Però successivamente riporta le visioni più ottimistiche, da un viaggio nel futuro: “Ma quanti fiori nuovi, mari puliti, gruppi di antenne paraboliche trasformate in luna park, catene di monti, girotondi, cinema liberi e film di Kubrick in 3D nel weekend”. Con “Le scorie” si distorcono i suoni, in un’atmosfera notturna più battuta, dove, ambientandosi in un rave party decadente, ci si focalizza sul concetto del tempo: “Tempo del rifugio nel divertimento, tempo dell'invenzione del tempo, tempo della fuga dentro la foresta, dove il tempo non si amministra”. “The cat is both alive and dead”, citando il paradosso di Schroedinger, è una ricerca di definizione critica dell’essere umano: “Parliamo in modo strano, ci blocchiamo, ci twittiamo, non diciamo mai ti amo, ma mangiamo sano (…) Siamo tutti democristiani rivoluzionari”. “Attentato” è un altro gioco di parole, col quale con ironia si introduce il tema del panico da terroristi che ci ha colpito in questi ultimi anni: “Attentato, uno ha tentato di colpirmi l’altro ieri (…) faccio bene io a restare chiuso in casa, (…) il mio tavolo è di legno, mica dell’Ikea”. Un simil reggae, ammiccante alla trip hop, è il vestito sonoro de “La particella”, che tramite le cariche positive e negative negli atomi, parla della negatività delle persone: “Negativa tutta la comunità, tranne il Papa (…) Con tua nonna tutto il giorno su Canale 5, fa il rosario sulle tette della conduttrice, (…) una ruspa mi accarezza la coscienza. Andiamoci a fare il giro di tutti i Bancomat della città”. Una conclusione sgangherata, che per fortuna allontana Gianluca Gill dall’essere un clone di Franco Battiato, portando un po’ di ironia personalizzata, diversa da quella del cantautore guru. Ad ogni modo, uno sguardo critico in più, e che cerca di andare controcorrente, è sempre ben gradito e necessario, nell’omologazione forzata di questi attuali crescenti totalitarismi subliminali. (Gilberto Ongaro)