recensioni dischi
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TURBODIESEL  "Petrolhead"
   (2019 )

Heavy metal e motori: i Turbodiesel coniugano le loro passioni, il suono potente delle chitarre distorte e il rombo dei motori, in un EP d’esordio chiamato programmaticamente “Petrolhead”, intraducibile se non con “fan delle auto”. Le sei canzoni propongono un classico hard rock senza fronzoli, cantato con voce ruvida e con esplicita influenza Motӧrhead. La titletrack subito avvia la musica, con una veloce corsa e un videoclip suonato dal meccanico, con tanto di gara di velocità. Si prosegue con “Unholy hero”, con un ritmo cadenzato, che fa apprezzare anche il suono d’organo del tastierista nell’arrangiamento. Di nuovo ci si scatena con la scorretta “Nuke ‘em all” (“Bombardali tutti [con armi nucleari]”), e poi è il momento del lento, ovvero “A thousand miles”, anche se dopo 4 minuti si torna a correre, verso il finale. La marziale “Walkin’ on fire” ci porta nella mente di chi ha subito gli orrori della guerra, con la giusta dose di forza sonora, specie nel basso sferragliante. Dopo le fiamme, un pianoforte dalle note diminuite trasporta la band nel buio, e si sfiora il gotico nel brano di chiusura “Juliet”. Ma la voce graffia senza problemi ogni muro sonoro. I Turbodiesel esordiscono con la giusta forza, per entrare nel cuore degli amanti dei motori, e della loro tipica colonna sonora heavy. (Gilberto Ongaro)