recensioni dischi
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DJANA SISSOKO  "By my own"
   (2019 )

È sempre difficile, per una figlia d’arte, creare un proprio percorso senza passare per il paragone col padre famoso. Non sfugge a questo destino neppure Djana Sissoko, figlia di Baba, ambasciatore maliano della cultura griot e più in generale, uno dei fautori della crescita di un certo interesse internazionale per la musica etnica africana in generale, dalle cui radici nascono blues, gospel e soul. Nella ricerca di una propria identità, Djana si presenta con un album dal titolo programmatico: “By my own”, cioè fatta da sé. E in effetti, a parte ed una certa tendenza allo story – telling ereditata dal padre, anche nel tessere le melodie, come in “We don’t care” e nella titletrack, non c’è molto altro del pesante bagaglio tradizionale. Certo, il sangue blues riaffiora qua e là come in “This morning”, o in “Who you really are?” e “Always”, tra gli slide di una chitarra elettrica, ed è sempre piacevole. Ma gli strumenti etnici spariscono, per lasciar spazio soprattutto alla chitarra acustica, in una veste spoglia, da cantautrice essenziale. Lei canta principalmente in inglese, ma c’è anche un brano in italiano (“La mia fuga”). Nel complesso, Djana si accosta a quel filone di semplicità di Ed Sheeran dal vivo con la sola chitarra, o di Adele spesso accompagnata solo dal pianoforte, ma che negli ultimi anni è frequentato anche dalle popstar solitamente più elettroniche, come Lady Gaga, a partire da “Million Reasons”. Djana, italiana a tutti gli effetti (nata a Cosenza da madre italiana), si trova così ad esprimersi in un alfabeto musicale occidentale, costruendosi in questo modo un’identità tutta sua. (Gilberto Ongaro)