recensioni dischi
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THE GUN CLUB  "Fire of love"
   (1981 )

Jeffrey Lee Pierce, sembra il nome di uno di quei musicisti-predicatori neri che battezzavano il loro adepti con le note del blues nelle acque del Mississippi. Jeffrey Lee Pierce non era nero, ma i suoi Gun Club suonavano come una vera band di r'n'blues, e anche lui predicava: storie di montagne e pellerossa, sesso e alcool, assassini e fantasmi. Formatisi a Los Angeles nei primi anni '80, i Gun Club ebbero vita breve, appena 4 album in studio all'attivo. Il primo è appunto "Fire of love", 11 tracce di energia grezza ed oscura, psychobilly blues . Il disco si apre con "Sex beat", il battito del sesso, riff martellante di chitarra e batteria, per uno dei pezzi di rock'n roll che hanno fatto la storia. La voce isterica ma suadente di Pierce si rivolge ai noi morti: " Hey, vi ricordate di quando eravate vivi, di quella strana pulsazione che chiamavate sesso? Eccola!". E per magia gli zombie si rimettono a ballare al festival della Morte("Death Party" è il nome del loro primo disco live...). Si sale poi sul "Black Train", accompagnati dallo stantuffo della locomotiva, lungo l'antica strada ferrata che attraversava le praterie, una volta terra di bisonti e villaggi indiani. E' tempo di ricordi: "Promise me", "She's like heroin to me", "Jack on fire" e "Ghost on the highway", vero manifesto lirico di Pierce e della sua esistenza tormentata ( "Hai sgozzato il tuo amante/ uccidendolo nel sonno/ il sangue e le lacrime/ impregnano i tuoi vestiti./Sei un fantasma sulla strada/ un fantoccio senza senso/ hai lasciato il mondo dei vivi/ per guidare le anime verso la fine.) (Giuliano Lugli)