recensioni dischi
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MUERAN HUMANOS  "Hospital lullabies"
   (2019 )

I Mueran Humanos, al secolo Tomas Notcheff e Carmen Burguess, sono un duo di stanza a Berlino che da poco è tornato sulle scene con “Hospital lullabies”, appena uscito per la Cinema Paradiso Recordings. Si tratta del loro terzo lavoro discografico, che arriva a distanza di quattro anni da “Miseress”, periodo nel quale i due sono stati protagonisti di un’intensa attività live che li ha visti calcare anche palchi importantissimi, tra cui quello del Primavera Sound di Barcellona. “Hospital lullabies” conserva gran parte di quella complessità a cui il duo ci aveva abituati, nonostante un’apparente semplicità strutturale che si affida ancora a uno schema elettronica-tastiere-basso. Sono gli approdi musicali a non essere mai realmente prevedibili, né tantomeno definibili: al netto di un’impronta chiaramente post-punk, tesa e glaciale, il disco si carica di psichedelia e kraut in diversi momenti, offrendo pezzi avvolgenti e ipnotici, elemento che tende ad accentuarsi nelle parti cantate in duetto, come in “Los problemas del futuro”, collocata tra un’intro sognante (il singolo “Vestido”) e il motorik di “Alien”. “Detrás de una flor” sembrerebbe ammiccare al dance pop, ma lo fa arricchendo il discorso con una coda sospesa tra New Order e psichedelia. Nella seconda metà, i Mueran Humanos si spingono anche oltre: “Guardián de piedra” accenna un’intro techno prima di deflagrare, con una svolta su un tiratissimo post-punk, distorto ed elettrico, mentre “Cuando una persona comùn se eleva” è mera poesia d’avanguardia, e “La gente gris” recupera gli scenari leggermente rarefatti di “Vestido” e atterra morbidamente. “Hospital lullabies”, atteso non invano quattro anni, è un disco che sorprende senza soluzione di continuità e manifesta una solidità disarmante. (Piergiuseppe Lippolis)