recensioni dischi
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PAOLA & CHIARA  "Greatest hits"
   (2005 )

Quando arrivò, fu normale pensare all'ancora di salvataggio per una formula che stava cominciando a perdere pezzi per strada: d'altra parte, da che mondo e mondo, l'uscita di una raccolta serve a questo. Partite come coriste degli 883, decisero di fare come Pepsi & Shirlie (ah, citazione colta!) e andar da sole. Sorelline sanremesi, vinsero al primo colpo con "Amici come prima", e si diedero a produzioni dove cercavano di mixare testi non sempre infantili - "Bella" era un invito a combattere l'anoressia - all'amore per l'Irlanda. Ma, se non sei Bono o Dolores, con Dublino si vende poco. Come capita spesso quando le classifiche piangono, le due modificarono completamente la loro immagine e il loro sound. Via i vestiti da bambine cattive e il trifoglio irish, dentro la Spagna, la dance, e il look da allupamaschietti. Che, unito ad atteggiamenti sia lesbici che incestuali, fece il boom. "Vamos a bailar" divenne successo prima italiano poi europeo, e diede il la ad una serie di singoli, negli anni successivi, che sulla stessa linea mandarono le Iezzi in vetta alle classifiche. "Viva el amor", "Festival", "Amoremidai", "Fino alla fine", in ordine sparso. Con il pop, però, non si scherza: basta un colpo a vuoto, e tutto va a rotoli: "Blu" floppò, e le due pensarono a come scamparla: un ritorno a Sanremo, con "A modo mio", mix tra "All by myself" e "My way", e questo raccoltone. Che mostra come le due ragazze, in fin dei conti, una dozzina di buone canzoni da intrattenimento le avevano comunque fatte. Ci fu anche la polemica: nel package c'era anche il dvd con la raccolta video, e "Kamasutra" fece inorridire i soliti movimenti per la protezione dell'integrità morale dei giovanissimi (che, probabilmente, tra peer-to-peer e altre cose, forse hanno ben altre fonti ove attingere ad immagini porcelle che non Paola & Chiara). In attesa di vedere che fine hanno fatto, lasciate che il vostro recensore spezzi una lancia per le due fanciulle: nel comparto della musica italiana al femminile, sono forse le uniche che cercano di unire prodotti musicali ad una immagine sexy, da poster. Prima di loro, forse, si deve tornare alla Bertè dei tempi d'oro. (Enrico Faggiano)