recensioni dischi
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OPHIR ILZETZKI  "Symphony no. 1"
   (2019 )

A sette anni dal suo debutto discografico per la label SuRRism Phonoetics, il musicista, compositore e produttore americano, ma di stanza in Medio Oriente, Ophir Ilzetzki è tornato con “Symphony no. 1”. Pubblicato a fine agosto da False Industries Records, “Symphony no. 1” include quattro brani dal minutaggio impegnato, per una durata totale che si ferma poco prima dell’ora, ed è ispirato dalle sinfonie romantiche di Gustav Mahler e dai compositori elettronici degli anni sessanta e settanta. Tra sperimentazione e improvvisazione, Ilzetzki ha scelto di utilizzare un corpus limitato di sintetizzatori analogici per esprimere la propria estetica e il proprio desiderio di ricerca. I suoni quasi meccanici di “God sent” aprono e ipnotizzano, raggiungono un punto estremo prima di lasciar spazio a brevi silenzi, mentre “Emma Carmel” ammicca a scenari filmici in apertura, prima di schiudersi in un percorso che appare fin troppo lineare. La seconda metà di “Symphony no. 1” è inaugurata da “To heal a blood town”, che si apre su dissonanze e distorsioni e manifesta una certa quiete a metà, prima di nuove deflagrazioni. “Of no input”, il pezzo più lungo del lotto, cresce molto lentamente e, ancora una volta, regala un flusso indistinto di suoni elettronici vibranti. Ilzetzki sceglie un titolo quasi provocatorio per un album che è caratterizzato da suoni ruvidi, graffiati, ben lontani dal concetto di sinfonia: una scelta coraggiosa per una narrativa insolita, che comunque in alcuni tratti risulta non facile da digerire. (Piergiuseppe Lippolis)