recensioni dischi
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CLOUDCASTER  "Evocare"
   (2019 )

Più che un disco, “Evocare” è un coinvolgimento sensoriale, il debutto dei ferraresi CloudCaster: collettivo che si equipaggia di ammirevoli intenzioni empatiche con l’ascoltatore per immergerlo in un bagno di palpitanti emozioni tra alt-rock, ambient e sperimental sound. Con appena un biennio alle spalle, sfornano una sestina d’inediti (+2 brevi intermezzi) che lasciano presagire verdi speranze per la loro avventura futura. Intrisa d’elettronica onirica, “Through the door” è un trip di forte impatto con tanti spunti più che dignitosi, mentre in “Slipping from a dream” comincia a mancare la forza di gravità, con le singers Valentina e Giulia che fan fluttuare la mente in dispersioni cosmiche. Nei nove minuti di “Consciousness” sputano un ameno prog con variazioni a sorpresa, tra strali narranti, incastri esplosivi e sogni a portata di mano. Poi, la bizzarria è servita con “Flight equation”, come un cavallo a briglia sciolta che incappa in siepi chitarristiche per poi inibire gli istinti in eteree ponderazioni. Serve anche lo stacchetto umanizzante di “By the riverside” per onorare al meglio il fascinoso singolo “Travel”, che mostra in pieno i due emisferi cerebrali: il “destro” è quello che sferra sulla faccia con aspetti psyco-rock, mentre quello “sinistro” è il mood climatico che tira nella seconda tratta del brano. Per farla breve: due pugni ben assestati. Invece, tra loop, pioggerellina tastieristica e scrosci reali, a (ri)finire il quadro asfittico ci pensano le suggestioni d’ugola delle female-voices che s’insinuano con classe spontanea. Insomma, “Evocare” è un itinerario che indaga negli istinti, per arare l’Io con humus immaginifico, senza cercare troppe risposte ma stanando, bensì, nascondigli dell’anima, rapita in un condensato di sogni immanenti, proiettati nel benessere malinconico. Cosi è, se vi pare… (Max Casali)