recensioni dischi
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HIGH TIDE  "High tide"
   (1970 )

Gli High Tide sono una band molto particolare; forse unici nel loro modo di fondere il suono acido della chitarra e quello soave del violino, diedero vita a qualcosa di irripetibile. Il loro suono si avvicinava all’esotismo dei Doors più oscuri, all’hard rock graffiante, fino a lambire le coste del progressive.

Constatato ciò, non sono del tutto sicuro che la fusione effettuata dal gruppo fosse ben riuscita. Certo, quello che ci viene presentato è allettante e molto veemente, ma spesso si cade di tono e si rischia di copiare semplicemente un po’ qua un po’ là.

Il lavoro omonimo del 1970 è composto da tre lunghe suite; la prima “Blankman Cries Again” si muove tra un esplicito tributo al gruppo di Jim Morrison nelle parti vocali, che spesso si dimostrano comunque troppo vaghe ed inadatte alle atmosfere, ed il poderoso intreccio di chitarra acida e violino; le maggior qualità della musica degli High Tide sono espresse da questo connubio, capace di dare vita ad interminabili digressioni psicotiche, chiassose ed affascinanti.

Forse la band si affida troppo a questo suo marchio di fabbrica e trascura il resto; questo fatto si nota chiaramente ascoltando le melodie imprecise o solo abbozzate. In sintesi ci viene proposta una visione nuova del progressive, più vicina alla psichedelica dei Velvet Underground (molto meno cinica e fredda) che alla maestosità dei King Crimson.

Il gioco funziona bene anche per la successiva “The Joke” che presenta dolci sfumature folk e si dimostra forse la migliore canzone del disco; mentre l’ultimo brano, “Saneonymous” è forse troppo lungo e dispersivo per mantenere una coesione sonora; questa mancanza è dovuta anche al fatto che le composizioni vere e proprie si mostrano spesso troppo deboli e scontate per colpire.

Questo disco in fondo cerca solo di avvicinare il suono di generi molto lontani; il blues e l’hard rock vengono innestati in una struttura musicale tipicamente progressiva. L’esperimento è godibile, ma forse è più produttivo se vi ascoltate i Doors e successivamente i King Crimson, non per qualche sorta di antipatia nei confronti dei High Tide, ma le loro canzoni non reggono il confronto con quelle delle band a cui si ispirano; le loro ambizioni ci sono, ma manca quella scintilla che è fondamentale per dare forma a qualcosa di durevole.

“High Tide” è sicuramente un disco onesto e piacevole, ma non riesce a svettare in quell’oceano che è la scena rock del periodo. (Fabio Busi)