recensioni dischi
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THE SOFTONE  "Golden youth"
   (2019 )

A più di dieci anni dal suo debutto discografico, è tornato Giovanni Vicinanza aka The Softone. Il nuovo album si intitola “Golden Youth” ed è la quarta prova in studio per l’artista originario della provincia di Napoli, ma rappresenta un deciso ritorno alle origini e, in particolare, a quel “These Days Are Blue” che aveva saputo riscuotere parecchi consensi presso gli addetti ai lavori, con una formula sospesa tra pop e folk malinconico: è sostanzialmente questa la direzione anche del nuovo “Golden Youth”, che arriva dopo anni intensi da un punto di vista meramente personale. La chitarra, ancora centrale, in alcuni momenti si avvicina a strutture psichedeliche e, pur disegnando traiettorie non sempre prevedibili, tende a muoversi all’interno di coordinate folk rock e pop, ma anche di atmosfere che sono spesso introspettive. Dopo l'apertura con la gradevolissima “Alone and Weird”, compaiono le prime tracce di folk (“Sweet Mom”), pop (“Surprising Me”) e sonorità vicine al country e all’americana (“I Wish”), mentre “Little Star”, “Still Believe” e la titletrack esaltano in maniera chiara la vena cantautoriale dell’artista, con schemi da ballad leggere e ricamate. Dopo la brevissima “Lost Memories”, The Softone torna a giocare con la psichedelia (“Psycho Visions”) e chiude ancora con l’elegante “The Place”, molto cinematografica, prima dell’outro. “Golden Youth” convince per larghi tratti, specialmente nei passaggi più ricercati, mentre conosce qualche momento di stanchezza quando si adagia sul più classico folk pop. Complessivamente, però, l’esperienza è positiva e Vicinanza si conferma un cantautore ispirato e tecnicamente impeccabile. (Piergiuseppe Lippolis)