recensioni dischi
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VASCO ROSSI  "Cosa succede in città"
   (1985 )

C'e un momento in cui Vasco cambia completamente epoca. Lui dice che fu la carcerazione del 1984 a far da spartiacque, e ci può stare. Ma il passaggio è segnato anche da una modifica di look, dal giubbotto di jeans dei tempi folli e spericolati, al chiodo usato nei megaconcerti e negli anni delle folle oceaniche. In mezzo, c'è questo album, dove da un lato si può parlare di tante opere minori, non comprese nei successivi greatest, live, megaraccolte e iperdvd, ma dall'altro c'è forse l'ultimo Vasco ancora umano, prima che la macchina del successo, del rrrrock e dei laivatsansiro lo rendesse un'icona e, probabilmente, una caricatura di se stesso. Tanto sassofono, a partire dalla "Cosa c'è" iniziale, canzone quasi autobiografica dove i "o pago io o paghi tu" e i "brutta storia, eh?" sembrano proprio ricollegarsi alle vicende giudiziare dell'anno prima; tanta melodia, nelle "Una nuova canzone per lei" o nella assurda "Toffee", l'ironia di "Ti taglio la gola", oltre alla titletrack che fece ottimo successo nelle radio dell'epoca. Non c'era lo sballo ravvicinato del terzo tipo, non c'era la canzone ammazzabenpensanti come poteva esserlo stato una "Vado al massimo" o una "Vita spericolata", non c'era la coca (cola?), e tutti potevano ascoltarlo senza dover per forza sentire capelli che si rizzavano e voci pronte alla scomunica. Sembra quasi un'appendice dell'epoca d'oro di Vasco, quella in cui il genio non si era fatto intaccare dalle casse sparate al massimo, dagli sparisopra e dai misiescludeva: musicalmente ancora ottimo, con tanti pezzi quasi rivolti verso l'adult-oriented-rock, anche se i graffi esistenziali dei "Siamo solo noi" non si vedevano quasi più. Visto il Vasco successivo, disco da rivalutare, quasi come "Ultimo domicilio conosciuto" di un tempo che non sarebbe più stato lo stesso. (Enrico Faggiano)