recensioni dischi
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STEFANO VERGANI  "Mi sono giusto allontanato per un attimo"
   (2019 )

Tappa numero cinque per Stefano Vergani, raffinato cantautore lombardo, il quale distaccatosi (negli ultimi due anni) dalla natia Brianza per dimorare in Sicilia, ha così colto l'ispirazione per ideare i 13 brani di “Mi sono giusto allontanato per un attimo”: un titolo che suona come una simpatica giustificazione al “tradimento” della terra natale, o anche come una latente speranza di riflessione che si dovrebbe prefiggere ognuno, per aver smarrito l’aderenza alla realtà. Già riconosciuto come miglior nuova promessa al Premio Tenco 2004, con la targa S.i.a.e., Vergani arriva al quinto album con lapalissiana maturità, in un percorso che, per certi “versi”, riporta indietro le lancette. Il prologo scorre con “Siam d’accordo sui poeti”, che basa la sua narrativa su aspetti cadenzati e dialogativi, mentre “Margot” dispensa piacevoli ricami ritmici. Ma, gira e rigira, t’accorgi che la voce “sporca” di Stefano trasforma ogni andamento in una confidenza che accomuna all’istante, come se lo conoscessimo da una vita. Attenzione alla triade “Cercando un posto al sole”, “Giorni che ho bevuto” e “In equilibrio”, poiché la sua ugola trafigge con riferimenti tra Capossela, Fossati e Gaber, e quindi immaginate quanta classe ci sia nei suoi spartiti e nella particolarità delle corde vocali, e sempre con favellazioni vellutate, avvolte nel suo graffio spontaneo. Un pizzico d’elettronica non guasta nella godibile “Passi per un colpo di calore” avvitata in un loop circolare, che conduce, vagamente, alla “Rewind” Vasco-liana. L’arte compositiva di Vergani non sposa col pessimismo di “Leopardi” ma, piuttosto, tal brano evidenzia (come in altri episodi) un sottile filo nostalgico rivolto versa una sana ponderazione per quanto ci stiamo perdendo nella vita e quanto ci stiamo allontanando dai valori che contano, complice la disumanizzazione dei ritmi frenetici. “In confidenza”, ci suggerisce sapori di leggerezza che stemperano pensieri in un nonnulla e certifica la maestria del Nostro di un fine songwriting: insomma, roba d’altri tempi rielaborata con accuratezza e semplicità. Non so come Vergani faccia a trovare sempre la quadra con allestimenti poco presuntuosi, amabilmente cospirativi e pertinentemente ludici, ma sta di fatto che “M.s.g.a.p.u.a.” risalta un decisionismo cantautorale orgogliosamente vintage, che abbatte i muri del conformismo, vincendo con un bel 13 autorale. (Max Casali)