recensioni dischi
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VARANASI  "Varanasi EP"
   (2019 )

Basta un veloce sguardo nel web per scoprire che gli autori e musicisti del nuovo progetto a nome Varanasi provengono dall’esperienza musicale col nome di Japan Suicide, per cui mi voglio soffermare direttamente all’analisi del loro Ep e specialmente sulla traccia Rosemary’s Baby, poiché le altre tre sono già contenute tra i lavori pubblicati da Japan in diverse versioni; ad esempio nella pubblicazione “Ki” troviamo Mishima cantata in inglese.

Invece con questo nuovo lavoro i testi scritti in italiano, insieme al sound, suscitano la giusta curiosità che stimola “la maggiore attenzione nell’ascolto” proprio dall’inizio, con la strumentale La grande onda che alimenta una buona attesa. Purtroppo si dipana proseguendo nel primo minuto di Mishima, che si lancia molto bene con l’attacco di basso contornato da un’eccellente scelta di atmosfera, tra chitarre e elettronica, che non è mai troppo invasiva, l’arrangiamento diventa molto intuitivo dai primi versi cantati, il che non è negativo poiché può andare molto bene suonare in modo semplice e diretto per arrivare senza pretese all’ostentata melodia che resta in testa.

Quel ben cercato e trovato ritornello funziona ancor meglio in Rosemary’s Baby, ben strutturata in metrica per il testo e l’arrangiamento che è proprio funzionale al tipico singolo da lanciare sul mercato. Nella ripresa, all’ultima parte di ritornello, si sente però la mancanza di un buon assolo o intervento strumentale più sviluppato nel complesso, e invece riprendendo il ritornello il brano a quel minuto risulta un po' ripetitivo.

Può essere un pubblico giovane ma selettivo, quello interessato a questo sound, o non più giovanissimo. Come chi possa ascoltare buoni progetti passati di almeno un decennio o più, ad esempio tra i grandi nomi Beach House, Slowdive o, cercando bene, i Thelema, o i poco conosciuti Passiflora. Nei generi di provenienza, dall’alternative al dark, con Varanasi si può accostare un sound proveniente anche dal dream pop e il post rock, ma nel loro caso resta generalmente la matrice post punk. Probabilmente è un’intenzione giusta per la scelta di adattarsi meglio alla richiesta di mercato attuale nel panorama indie pop rock.

Bisogna considerare che per questo progetto Varanasi, essendo all’inizio di un percorso, escludendo il fatto della provenienza precedente della band, si possono definire più critiche opinabili su alcuni aspetti che siano l’idea e il tema dei brani, i testi, la scelta del sound. Ma i ragazzi stanno muovendo i primi passi verso qualcosa di più consapevole, con la scelta di cantare in italiano e dei miglioramenti nello sviluppo del progetto, da poter fare valutando quanto possa essere più concreta la nuova direzione.

Una mia curiosità (sia musicalmente che per i testi) è sul perché della scelta del nome Varanasi, probabilmente in omaggio alla città e punto di pellegrinaggio spirituale più importante per gli Hindù, inoltre chiamata anche la "Città della luce". (Francesco Laneveovunque)