recensioni dischi
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IL GIARDINO ONIRICO  "Apofenia"
   (2019 )

Il termine apofenia sta a indicare l'attribuzione di significati ad una serie di elementi percettivi privi di connessione o di causalità intrinseca: la mente umana, quindi, come irri(pro)ducibile matrice di sensi e immagin(azion)i più o meno aderenti alla realtà.

Il terzo disco del Giardino Onirico (Stefano Avigliana, chitarre; Dariush Hakim, tastiere; Ettore Mazzarini, basso; Massimo Moscatelli batteria e percussioni; Emanuele Telli, tastiere), pur riprendendo gli stilemi e i generi dei primi (ottimi) due, lascia presagire un salto di qualità che, scommetto, riuscirà a (oltre)passare le barriere intellettive della smania definitoria (apofenia?) per incontrare i gusti dei più esigenti, addetti ai lavori e non.

Il brano di apertura (Onironauta), con la sua ritmica basso-batteria ossessiva di sapore tribale, ha un impatto dirompente che introduce in un appassionante viaggio onirico denso di contaminazioni musicali che confluiscono in un neoprogressive astratto e ispirato, con egregie parti strumentali qua e là impreziosite dalle voci di Alessandro Corvaglia (ad interpretare le atmosfere più graffianti) e Jenny Sorrenti (il tocco di leggerezza che rende i brani più eterei e sognanti - nomen omen!). Nel viaggio non si riscontrano cali di (at)tens(z)ione: una volta entrati nel giardino si resta avvolti in un chiaroscuro di suoni ed immagini dove il rischio di eccedere in cerebralità, legato alla prevalenza di un sound tastieristico, è ridotto al minimo poiché il tutto appare ben assortito ed equilibrato (provvidenziali i soli di chitarra riverberata improntati ad un gusto agrodolce di marca "floydiana").

Attenzione a non farsi fuorviare dal titolo: il giardino sonor-onirico di Apofenia non ci offre una macedonia di insensate dissonanze interiori o, peggio, un pot pourri assemblato ad hoc per adorare il dio mercato, ma una ghiotta opportunità per non farsi assorbire (ed annullare) dal multitasking dispersivo della quotidianità digitale e non, a vantaggio di una dimensione profonda divenuta oggi (ahinoi) merce rara. (MauroProg&AlbeSound)