recensioni dischi
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ADRIAN KNIGHT  "Fly by night"
   (2019 )

Chitarra elettrica, voce, percussioni, nastro e trattamenti digitali, questo č Adrian Knight, di Brooklyn, che ha registrato ''Fly by Night'' tra il 2009-2014. Si tratta di una serie lunatica di luci in movimento, spazi che si riempiono di tenue ondulazioni di onde ambientali che sfociano in due dischi completi. Per molti versi il suo suono emula la musica sacra tradizionale, come il canto gregoriano. Pieno di passaggi freddi e silenziosi, passando per momenti carichi di mistero, tracce come ''Comblč'' quasi scompaiono nel nulla, ma riflettono il nostro ambiente circostante e il tipico biancore casuale vissuto quotidianamente. Con l'aggiunta di qualche basso rumore di tessitura, l'umore si sposta in un luogo pių caldo e pių esplorativo. Ma agisce solo come un ponte che porta ad ulteriori cadenze per lo pių riposanti. Altrove le composizioni di Knight assomigliano approssimativamente alla musica classica generica. C'č una malinconia di fondo, particolarmente evidenziata in ''Abide with Me''. Sul secondo disco di questo viaggio di quasi due ore, ''Downwind'' sembra all'inizio la piu' bella. E' un pezzo delizioso, quasi stravagante. C'č questo costante senso di allontanamento, eppure questo č il pių vicino a un abbraccio che esce su ''Fly by Night''. Dopo alcuni strimpelli luminosi tra nuove e vecchie tonalita' sulla leggera ''Midnight Zone'', č in arrivo la title track che sposta perfettamente questo disco in un'area grigia, una nebbia, se volete. E' buio, e diventa sempre pių spesso, meno visibile ad ogni istante del suo tempo di esecuzione di quasi quindici minuti. Con pochi bagliori di luce, questa composizione č di gran lunga la pių minimale del disco, giustamente da' anche il titolo. Per chiudere, ''Knight's Pink Pamphlet 5'' emerge come un po' una mutazione nel complesso, con loop di inversione e altri lievi effetti molto efficaci. Queste nuove manipolazioni, comuni a molti altri dischi che fluttuano nell'etere, sembrano pop ma i ritmi quasi hawaiani sull'atto finale la rendono unica. (Matteo Preabianca)