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THE BUREAU OF ATOMIC TOURISM  "Eden"
   (2019 )

I Bureau Of Atomic Tourism sono un sestetto belga tornato, al tramonto del 2019, a quattro anni di distanza dall’ultimo “Hapax Legomena”. Dopo alcuni avvicendamenti nella formazione, il nuovo album ha cominciato la sua gestazione quando Teun Verbruggen, leader della band e proprietario dell’etichetta Rat Record (che ha pubblicato “Eden” insieme alla Werkplaats Walter), ha affidato a Jozef Dumoulin, l’altro membro storico dei Bureau Of Atomic Tourism, il compito di scrivere del materiale inedito appositamente per i nuovi musicisti del gruppo. È nata così un’opera massiccia, che include quattordici brani e si esaurisce in oltre cinquantadue minuti, ancora ascrivibile al jazz d’avanguardia, dove trombe e sax tendono a disegnare paesaggi nebbiosi, un po’ lugubri, con spirali avvolgenti e intarsi elettronici sempre indovinati che regalano qualche parentesi psichedelica. “De Teun Van Eden”, in apertura, disorienta l’ascoltatore, esasperando distorsioni e assoli in un pezzo che è più da fine concerto che da inizio album e che viene ripreso proprio nel finale, mentre nel mezzo compaiono passaggi più ragionati e a quel genere di approdi si arriva solo dopo percorsi più lunghi (“Two Part Oven In Thin Eleven”). Altri momenti, come le due “Love and Things”, rallentano e suggeriscono scenari lounge, ma, tra gli esperimenti più interessanti, c’è “Passed Present”, sporca e acidissima, che strizza l’occhio all’industrial e al noise, filtrando comunque il tutto attraverso il jazz. I pezzi che la seguono, più brevi, conducono verso un’ultima parte ancora tesa e vagamente psych, con gli equilibrismi di “B Minor Blues”, la terza parte di “Love And Things” e la seconda di “Video Interlude”, oltre al bel reprise di “De Teun Van Eden”. “Eden” è il prodotto dell’estro di sei musicisti e delle grandi intuizioni di Dumoulin, che ha scritto un’opera complessa e imprevedibile, ma perfettamente riuscita. (Piergiuseppe Lippolis)