recensioni dischi
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VALERIE DORE  "The legend"
   (1986 )

Dopo De Andrè, Valerie Dorè (che non si dice con l'accento, anche se all'inizio qualcuno lo faceva, ma serve per far rima). Riassunto. Una delle tante produzioni italo dell'epoca, nelle quali si prese una bella figliola (Monica Stucchi), la si mise davanti al microfono facendola pleybeccare la voce di qualcun altro: andate a risentire "The night", confrontatela con "Movin'on" dei Novecento, e scoprirete l'arcano. Dietro ci stava Dora Carofiglio, altrettando bella figliola, ma già impegnata altrove (se non ci credete, scrivete "Valerie Dore" su wikipedia, versione british: vi rimanderanno dalla Dora, senza nemmeno passare dal via). Alternativa femminile a Den Harrow, altro soggetto che viveva di ciò, il progetto Valerie Dore ebbe subito successo, anche se non si puntò tanto sull'avvenenza della Monicona - andate a vedere come la conciarono sulla copertina di "It's so easy" - ma sul genere, italodance se ce n'è uno. Poi, come capita in questi casi, niente più playback, e a dar voce alla Valerie ci provarono sia la stessa Stucchi che tal Simona Zanini. E si tentò anche la carta dell'album. Che arrivò in tragico ritardo: un po' perché "The legend" venne pubblicato 2 anni e mezzo dopo il boom di "The night", errore imperdonabile, un po' perché nel tardo 1986 già l'italodisco cominciava a mostrare la corda, mentre già iniziavano a sentirsi filoni rap e l'house stava per esplodere. Se a questo si aggiunge che mai la dance è riuscita a trasferirsi con successo dal mix al 33 giri, la frittata è fatta. Anche perché le nuove voci di Valerie Dore erano afone quasi quanto una Romina, o una Viola, con il mal di gola, e anche perché il progetto (un concept album sulle saghe medioevali, da cui l'ardito paragone con il De Andrè di "Carlo Martello") era forse un po' troppo sbilenco, per chi voleva soltanto un po' di musica da ballare. Certo, bello il tentativo di andare oltre le luci stroboscopiche e "fumi e raggi laser", ma ci fu il flop. Monica ci provò qualche anno dopo, con una "Wrong direction" che già dal titolo sembrava un mea culpa, per poi sparire dalla circolazione, nemmeno tanto ricercata in periodo di revival. Ma per l'Isola dei Famosi 2007, dopo Den, un'idea l'abbiamo mandata. (Enrico Faggiano)