recensioni dischi
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BEGBIE  "Play hard"
   (2020 )

Francis “Franco” Begbie di Trainspotting, film cult di Danny Boyle del 1996 a cui ha fatto seguito il meno compreso T2 Trainspotting del 2017, è un “sociopatico, violento e alcolizzato, è probabilmente il membro più pazzo e pericoloso del gruppo, pronto a scatenare risse per delle inezie. Fondamentalmente è un criminale che tira avanti rubando, spacciando, giocando d’azzardo e facendosi largo con la forza. È famoso a Edimburgo per non avere pietà e per essere sempre provvisto del suo fedele coltellino. Lama con cui non esita a lacerare chiunque gli metta i bastoni tra le ruote, amici compresi”. I Begbie invece sono due animali in gabbia, muti ed assordanti, a rota di caffeina. Con chitarre barbare, tamburi ansiosi e nessuna voce di supporto. Provengono dalle campagne tra Brescia e Cremona, dove, nel 2018, dopo essersi massacrati di jam sessions e concerti, decidono di fondare un duo old school hardcore, con influenze math core e metal vibes. Nel novembre 2019 realizzano quindi il loro primo EP “Play hard”, attraverso il quale ci guidano nel loro mondo ansioso, oscuro, dai riff martellanti. L’EP è distribuito su Bandcamp, quasi a marcare la loro entità underground, tipica di quelli che decidono di produrre musica senza alcun compromesso. O ti piace o ti attacchi! E l’Intro di questo EP è un po’ il senso di questo discorso, quando Begbie, in un pub scozzese, con un italiano doppiato, racconta le folli gesta di una volta, in una sala da biliardo, e al contempo tira un boccale di birra vuoto in testa ad una ragazza, scatenando una rissa. Ed ecco “Memento”, ovvero scatenare-la-rivolta-in-pochi-secondi. Ed è un suono particolare. Pesante abbastanza e non sostenuto dalle basse frequenze di un basso elettrico. Il tempo di agitarti, un paio di minuti e più, e ti ritrovi catapultato nell’inizio saltellante di “The carpenter” e poi nel marasma totale dal crash capeggiante. Con “Don’t drink and dribbling” il duo sembra mettere la testa un po’ a posto, con un inizio da bravi ragazzi rock. Ma è solo illusione. Il resto sono mazzate (come si direbbe nel gergo). Lo stesso vale anche per “Sensational mad” e “ Scream the border”, entrambe nate da cattivi presupposti hardcore. Si può dire però che tutta la produzione nasce da presupposti molto cattivi. E’ tutto louding e niente vocalità, come a voler riferire indirettamente che c’è poco da cantare, da dire, poco da spiegare. Insomma, fatevi bastare l’esplosione sonora. Il resto è aria fritta (usando eufemismi). Dunque, al di là del genere musicale per molti ma non per tutti, non si può non apprezzare l’originalità del contesto generale, compresa la singolare idea di portare aventi un certo discorso musicale nella forma del duo (chitarra/batteria). Disinteressandosi totalmente alle regole dell’establishment discografico e proponendo solo quello di cui si è portati a proporre. E’ un esempio, nudo e crudo, di autenticità. (Vito Pagliarulo)