recensioni dischi
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JOHN MALKOVITCH!  "Hyenaeh"
   (2020 )

Chissà cosa penserebbe John Malkovich se venisse a conoscenza di quello che combinano i John Malkovitch! Se si accorgesse che qualche individuo, per strada, appassionato di Post Rock, Metal, Sludge/Dark Ambient lo riconosca solo in quanto ricorda un branco di musicisti stravaganti provenienti dalla Umbria italian region. Se sapesse di un mostro sonoro che, scendendo negli abissi profondi dell’essere, scava un buco nero che succhia le emozioni dell’ascoltatore, rendendo la sua giornata vacua. Se sapesse che assume le sembianze ideali di un’operazione mastodontica di basso e batteria, contenuta da una camicia di forza di chitarre; che nel muoversi emette un latrato di rimando ad ambienti selvaggi ed antichi, ad istinti primordiali che ne fanno da padrone. “Hyenaeh” è il secondo latrato di questo mostro sonoro denominato John Malkovitch! dopo il precedente “The Irresistible New Cult of Selenium” del 2018. E’ una immediata discesa negli inferi, con “Carnassiale”. Primo brano, il più rappresentativo dell’album, quello che forse più di tutti pone le fondamenta del disegno folle, col suo attacco di batteria ossessivo fino all’esplosione, per poi scomparire… e poi ricomparire lentamente sotto forma di lamento sonoro/ossessione ritmica. E’ un muro di suono che non dà spazio a nessuna parte vocale. E’ tutto un album incentrato sulla potenza sonora strumentale e non c’è spazio per le vocalità. Salvo uno episodico fraseggio urlato in growl, in lontananza, nella seconda parte più lenta del brano “xxKubler Ross”. Dopo una pesante cavalcata a colpi di snare, crash e distorsioni con accordatura bassa di almeno due toni, è poi il turno di “Coda corta”. Ossia un ambient da horror vacui, una sonorizzazione di un incubo. E tanto basta, in 01min e 53sec, per balzare dalla sedia a causa dello spostamento d’aria dei colpi iniziali di “Ferale”. Brano energico, devastatore al punto da risvegliare istinti primordiali; coi suoi cambi di ritmo, tribali, riprese ritmiche, colpi in caduta libera. Per poi ricadere definitivamente nella camera magmatica di “La Grande Madre Gialla”, brano conclusivo di questo inferno sonoro che è “Hyenaeh”. Ed è un requiem di circa 05min e 20min, che lascia poi prendere il sopravvento ad un contraccolpo ritmico, accompagnatore lento verso l’epilogo. In un crescendo di devastazione sonora, tra distorsioni, crash e snare violentati fino allo stremo. E’ una produzione, questa, che non avrebbe bisogno di alcuna presentazione. Si espone all’ascolto di tutti, ma pochi ne capiranno il linguaggio primordiale. Trattasi di una mossa apprezzabile, degna di considerazione musicale, che tuttavia non chiede nulla in cambio. Niente in termini di preferenza. Non vuole piacere a tutti i costi. Anzi, sembra preferire non voler piacere. Anche questo, in fondo, è un messaggio primordiale. Anche questa, in fondo, è autentica espressione musicale. (Vito Pagliarulo)