recensioni dischi
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MARCELLO ZAPPATORE  "Susco"
   (2020 )

Col termine “Susco” in dialetto ostunese s’intende diffidente. È chiamato così anche un piccolo pesce arancione che vive in un mondo di verdi scacchi, popolato da creature dal nome di cinque lettere, fra cui il cane “Poldo”, il bimbo “Opimo” e la “Volpe a stella”. È poi il lavoro discografico del chitarrista salentino Marcello Zappatore, appena uscito per Workin' Label. Un grande acquario dove nuotano insieme rock progressive, classica, fusion, jazz, e dove vive un sano plancton di musica strumentale, celebrativa del contrappunto e dell’improvvisazione. Frutto della collaborazione di un certo ensemble di personalità musicali, vario ed armonizzato. La release è accompagnata da tre videoclip, reperibili su youtube, tra cui “Poldo”. Brano tra i più interessanti dell’album, con un gran finale in crescendo che porta l’intero lavoro a conclusione su note emozionali di notevole valore, che rimangono in mente a lungo. Anche il videoclip, consistente in un video di animazione, spicca per bellezza ed originalità grazie al lavoro di animazione di Flora Tarantino. L’altro brano in videoclip è “Noce di coccole”, che apre l’album e fa già capire che tira aria di fusion e progressive. Ruolo importante in quest’album ha la chitarra rock/prog/jazz di Zappatore. Ruolo importante ha spesso anche il sax soprano, che riveste all’unisono, in svariate occasioni, i fraseggi di chitarra con una certa veste mellow jazz. Il terzo videoclip è “Opimo”, uno dei pezzi più interessanti dell’album. Che però, in luogo di quello attuale, ove i musicisti ed un gruppo di ballerine appese a degli elastici da bungee jumping si esibiscono in una particolare coreografia, avrebbe meritato un videoclip qualitativamente migliore. Seguono poi interessanti variazioni sui temi come “Senso spietato”, che è un bel viaggio sonoro in una partitura di chitarra rock, mischiata al violino ed alla fisarmonica, tramite un ritmo che cambia e li coinvolge tutti, in un light progressive che si intensifica, varia, arriva ad un punto che sembra di non ritorno. Ma poi riprende il tema. E si cheta come la luna, col successivo “Molteplice”. Stesso discorso vale anche per “Topinambur”, entrambe con le sembianze di ballate notturne, da sottofondo, da sentire durante le fasi di luna piena. Le composizioni seguono fluide, variegate, piacevoli e complesse. Complesse ma affascinanti. Comprensibili anche ai profani della fusion o di certa musica dissetante per musicisti e cultori che cercano la varietà, dopo anni di ripetizioni musicali. La bellezza è insita anche nel fatto che Zappatore sa anche non prendersi troppo sul serio. Propone una musicalità intelligente che scherza con l’equivoco letterario dei titoli dei brani (“Poro Seduto”, “Volpe a stella”, “Noce di coccole”, oppure i titoli dei precedenti album “La ciliegina sulla porta” del 2009 e “Propolino” del 2015). Poi da “Holbywart”, “Vetusto”, a “Smidollato” sono tutte pedine di una scacchiera che si muovono per strategie, contrappunti, cambi di ritmo. È anche il caso di “Sapido”, col suo necessario e coinvolgente intervento di sax soprano di Emanuele Coluccia. Fluidi e non fastidiosamente marcati sono tutti i brani di quest’album. E questa una importante peculiarità, quella di far passare fraseggi e passaggi articolati sotto forma di semplici intermezzi fluidi e briosi. Quella di gestire, in un sound ovattato e gentile, passaggi che, seppur puliti, possono restare comunque complessi. Zappatore però riesce bene a somministrare la sua giusta dose di musicalità ed è per questo che questo album non può non considerarsi per molti...ma anche per tutti. (Vito Pagliarulo)